Month: Giugno 2017

Valutazione del Rischio | Valutazione Rischi Bergamo

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Valutazione del Rischio

Valutazione Rischi Bergamo

Il processo da seguire analizza le lavorazioni, le fasi operative, i fattori di rischio, i lavoratori esposti, il grado di formazione degli stessi, ponendo in relazione la gravità del danno o lesione conseguente all’incidente o all’esposizione al rischio per la salute con la probabilità che esso si verifichi.

La quantificazione del rischio è stata impostata sulla base dei dati statistici aziendali relativi agli infortuni indennizzati rilevati dal registro infortuni, sull’esperienza e sulla conoscenza delle problematiche specifiche in materia di prevenzione e protezione dei relatori.

Nelle successive tabelle sono descritte le scale semiquantitative del danno (D) e della probabilità (P) ed i criteri per l’attribuzione dei valori.

La definizione della scala delle probabilità fa riferimento principalmente all’esistenza di una correlazione più o meno diretta tra la carenza riscontrata ed il danno ipotizzato; in secondo luogo all’esistenza di dati statistici noti a riguardo, a livello di azienda o di comparto di attività; un criterio di notevole importanza, infine, è quello del giudizio soggettivo di chi è direttamente coinvolto nella realtà lavorativa, che spesso costituisce l’unica fonte di tipo pseudo-statistico disponibile.

La scala di gravità del danno chiama invece in causa la competenza di tipo sanitario e fa riferimento principalmente alla reversibilità o meno del danno, distinguendo tra infortunio ed esposizione acuta o cronica.

Scala delle probabilità P

Valore Livello Definizioni / criteri
4 Altamente

probabile

Esiste una correlazione diretta tra la mancanza rilevata ed il verificarsi del danno ipotizzato per i lavoratori.

Si sono già verificati danni per la stessa mancanza rilevata nella stessa azienda o in aziende simili o in situazioni operative simili (consultare le fonti di dati su infortuni e malattie professionali, dell’azienda, dell’ASL, dell’INAIL, ecc…).

3 Probabile La mancanza rilevata può provocare un danno, anche se non in modo automatico o diretto.

È noto qualche episodio in cui alla mancanza ha fatto seguito il danno.

2 Poco probabile La mancanza rilevata può provocare un danno solo in circostanze sfortunate di eventi.

Sono noti solo rarissimi episodi già verificatisi.

1 Improbabile La mancanza rilevata può provocare un danno per la concomitanza di più eventi poco probabile indipendenti.

Non sono noti episodi già verificatisi.

 Scala dell’entità del danno D

Valore Livello Definizioni / criteri
4 Gravissimo Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti letali o di invalidità totale.

Esposizione cronica con effetti letali e/o totalmente invalidanti.

3 Grave Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti di invalidità parziale.

Esposizione cronica con effetti irreversibili e/o parzialmente invalidanti.

2 Medio Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità reversibile.

Esposizione cronica con effetti reversibili.

1 Lieve Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità rapidamente reversibile.

Esposizione cronica con effetti rapidamente reversibili.

Definiti il danno e la probabilità, il rischio viene automaticamente graduato mediante la formula R = P x D ed è raffigurabile in un’opportuna rappresentazione grafico-matriciale, avente in ascisse la gravità del danno atteso ed in ordinate la probabilità del suo verificarsi.

                  P 4 8 12 16  
  3 6 9 12  
  2 4 6 8  
  1 2 3 4 D
           

I rischi maggiori occuperanno in tale matrice le caselle in alto (danno letale, probabilità elevata), quelli minori le posizioni più vicine all’origine degli assi (danno lieve, probabilità trascurabile), con tutta la serie di posizioni intermedie facilmente individuabili. Una tale rappresentazione costituisce di per sé un punto di partenza per la definizione delle priorità e la programmazione temporale degli interventi di protezione e prevenzione da adottare. La valutazione numerica e cromatica del rischio permette di identificare una scala di priorità degli interventi:

R > 8 Azioni correttive indilazionabili
4 ≤ R ≤ 8 Azioni correttive necessarie da programmare con urgenza
2 ≤ R ≤ 3 Azioni correttive e/o migliorative da programmare nel breve-medio termine
R = 1 Azioni migliorative da valutare in fase di programmazione

 

Identificazione dei pericoli | Documento di Valutazione dei Rischi Bergamo

Identificazione dei pericoli

Documento di Valutazione dei Rischi Bergamo

Il termine pericolo rappresenta la proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni, viene confuso con il termine rischio.

La “Norma UNI EN 292 PARTE I/1991” definisce il pericolo come fonte di possibili lesioni o danni alla salute ed il rischio come combinazione di probabilità e di gravità di possibili lesioni o danni alla salute in una situazione pericolosa.

È fondamentale, quindi, distinguere tra i concetti di pericolo e di rischio che risultano sostanzialmente diversi in quanto il pericolo è la proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni; il rischio è la probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione, con la conseguenza che il rischio non potrà essere eliminato finché esisterà una sorgente di pericolo. L’art. 15[1] del D. Lgs. n. 81/2008, al comma 1, stabilisce, tra le misure generali di tutela nei luoghi di lavoro, la valutazione di tutti i rischi per la salute e la sicurezza, la programmazione della prevenzione, l’eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico.

Tali riferimenti al progresso tecnico inducono a ritenere che la tutela che deve essere garantita al lavoratore, non è il risultato di una valutazione statica basata soltanto sulla normativa in vigore, si tratta bensì di un processo dinamico che obbliga il datore di lavoro a quel salto di qualità nell’eliminazione o riduzione dei rischi in funzione del progresso delle conoscenze tecniche. L’obiettivo, quindi, non è il documento finale di valutazione ma la stima dei rischi e la pianificazione per ridurli, in un più ampio e qualificante progetto di miglioramento continuo delle condizioni di lavoro per raggiungere quello stato di completo benessere fisico, mentale e sociale richiesto.

Il percorso che le imprese devono compiere è quella della gestione della sicurezza, attraverso un continuo adattamento organizzativo e strutturale, la pianificazione della sicurezza non disgiunta dalla pianificazione del sistema produttivo. L’esame degli infortuni accaduti nell’Unione Europea lascia emergere che il 75% di tali eventi sono il risultato di carenze nella gestione e nell’organizzazione del lavoro, di errori nella fase di pianificazione, dalla scarsa attenzione dei vertici aziendali per la sicurezza e nell’insufficiente formazione ed addestramento degli operatori[2].

[1] “Misure generali di tutela

[2] Dati Eurostat