Month: Gennaio 2019

Gli spazzini del web. Quando la tecnologia non è sufficiente | Corso sicurezza lavoratori Bergamo

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Gli spazzini del web. Quando la tecnologia non è sufficiente

Corso sicurezza lavoratori Bergamo

Facebook, così come altre piattaforme web, hanno dato come prerogativa fin dalla loro nascita una netta censura nei confronti dei contenuti violenti e pornografici. Questa linea “editoriale” è stata adottata proprio per non portare ad una degenerazione dei contenuti che avrebbe potuto in pochi anni trasformare siti come Facebook in grandi bacheche del vizio dove l’aspetto sociale e di interazione degli utenti avrebbe avuto un’importanza marginale. La scelta è dovuta anche al tipo di utenza che popola il mondo di Facebook che è composta anche in parte da minorenni (circa il 6% del totale, 120.000 utenti) ma soprattutto per la volontà da parte di Mark Zuckerberg di tutelare al 100% la propria piattaforma. Per garantire quindi i contenuti del social più famoso del mondo intervengono 2 filtri: un primo filtro è “automatico” e gestito da un sistema di analisi computerizzata dei contenuti delle foto e un secondo filtro invece è fatto da persone reali che filtrano in base alle linee guida indicate dal social network cosa può essere pubblicato e cosa no. Il primo filtro è appunto automatizzato e si basa sul cosiddetto Intelligent Learning. In pratica il sistema è in grado di analizzare una fotografia non solo nei suoi aspetti tecnici ma anche nel suo contenuto ed è in grado di capire quando in essa sono presenti scene di sesso o di violenza. È un sistema che si basa sull’apprendimento. Il software confronta l’immagine caricata con altre presenti nel web riuscendo di volta in volta ad affinare la sua capacità di filtraggio. Fatta una prima scrematura attraverso un sistema automatico interviene in seconda battuta l’intervento umano. Infatti molte delle immagini filtrate devono essere visionate da un essere umano che in base alle linee guida dettate dal social network decide se possono essere pubblicate oppure no. Vi sono delle sfaccettature che un software non è ancora in grado di identificare con precisione. Lo scorso anno il Guardian, giornale famoso a livello mondiale, è venuta in possesso delle linee guida che vengono fornite ai cosiddetti spazzini del web. Le sfumature sono diverse sia dal punto divista sessuale che sulla violenza. Infatti si fa l’esempio di una frase rivolta verso il Presidente degli Stati Uniti Trump: se la frase è “qualcuno dovrebbe sparare a Trump” vanno rimosse, perché i capi di stato sono una categoria protetta sul social network. Al contrario, affermazioni del tipo: “muori” o “spero che qualcuno ti uccida” vengono tollerate poiché non costituiscono una minaccia credibile. Così come accade per alcune foto. I nudi sono sempre eliminati ma ad esempio scene in cui i rappresentati sono nudi ma non vengono mai inquadrati interamente rispettano la policy e quindi rimangono online nel sito. I casi possono essere quindi innumerevoli e solo il giudizio umano può stabilire alla fine cosa può e cosa non può rimanere nel social network. Queste persone vengono definite “spazzini del web”. Il loro lavoro è quello di decidere in pochi secondi se il contenuto rispetta o meno i dettami delle linee guida previste. Un lavoro che come ben spiegato dal documentario “The Moderators”, di Ciaran Cassidy e Adrian Chen, richiede una buona dose di sangue freddo. Sono migliaia le foto che vengono visualizzate che vanno dalla semplice pornografia a scene di violenza che purtroppo in alcuni casi coinvolgono anche bambini. Non mancano immagini video di suicidi che al solo pensiero fanno rabbrividire ma che tali persone sono “costrette” per lavoro a visionare ogni giorno. Questi centri sono dislocati in tutto il mondo, principalmente in India, dove persone alla prima esperienza lavorativa si occupano di decidere cosa può rimanere e cosa dev’essere rimosso dalla rete. Vi è poi una terza via che porta all’eliminazione di un contenuto. Infatti se il sistema per qualche ragione non individua un contenuto “sensibile” vi sono le segnalazioni degli utenti a metterlo in evidenza. Infatti un altro compito degli “spazzini del web” è quello di esaminare le segnalazioni da parte degli utenti. Queste sono preponderanti ad esempio negli episodi di bullismo dove molto spesso non vi è formalmente una violazione della policy dei social network, non essendo presenti nudità o violenza vera e propria, ma si evince un comportamento criminale dato dal perpetuarsi di certi comportamenti. Ad esempio la foto di uno scherzo tra adolescenti potrebbe essere classificata come un episodio normale ma se a questo fatto vi è poi un susseguirsi di azioni discriminatorie come commenti oppure il ripetersi di tali atti nei confronti di un’unica persona o da parte di un’unica persona si viene a conformare la classica situazione di cyberbullismo. La segnalazione di tali atti da parte di una o più persone porta velocemente alla cancellazione del contenuto potendo quindi bloccare “sul nascere” eventuali atti lesivi alla persona. Quello che ci deve far riflettere è come, nonostante l’evoluzione della tecnologia, vi sia ancora bisogno della sensibilità umana per capire cosa è tollerabile e cosa no in una determinata piattaforma online. Passaggi che ovviamente più andremo avanti e più verranno automatizzati ma che necessitano dell’input umano per non cadere in contraddizioni ed esasperazioni. La più famosa delle “censure” di Facebook fu in occasione della pubblicazione di un album contenente la foto di una ragazza Nord Vietnamita completamente nuda che scappava dal proprio villaggio in fiamme dopo un attacco al Napalm. Uno scatto molto famoso inserito anche in alcuni libri di storia che nella sua crudità rappresenta in maniera efficace l’orrore che contraddistinse quel conflitto. Tempo fa questo scatto venne censurato ed eliminato proprio perché non rispettava ovviamente la policy prevista da Facebook ovvero il suo contenuto rappresentava una minorenne senza vestiti. La “censura” in questa occasione colpì proprio perché non vi era stato l’intervento umano che avrebbe quindi impedito l’eliminazione considerando la foto al pari di un diritto di cronaca. Dopo questo caso, che ovviamente suscitò clamore mondiale, vi fu una modifica delle regole sui nudi sul social network più famoso al mondo che provvedeva la possibilità di inserirli nel caso in cui essi facciano parte della cronaca di una notizia. Allo stesso modo è stata consentita la pubblicazione di opere artistiche contenenti nudi integrali che in un primo momento il sistema censurava. Lo sviluppo dell’Intelligent Lear- ning, un sistema che confronta le informazioni da analizzare con i contenuti del web, porterà nei prossimi anni ad una graduale diminuzione dell’intervento umano in favore di un sempre più preciso sistema automatizzato ma fino a quel momento l’intervento degli “spazzini del web” sarà indispensabile per garantire una navigazione sicura per noi e soprattutto per i più giovani.

 

Alberto Faggionato, Responsabile Informatico della Fondazione Asso.Safe

Il presente ed il futuro della logistica. Intervista al Presidente dell’Interporto di Pordenone Giuseppe Bortolussi | RSPP Bergamo

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Il presente ed il futuro della logistica. Intervista al Presidente dell’Interporto di Pordenone Giuseppe Bortolussi

RSPP Bergamo

Presidente può scattare una fotografia inquadrando il mondo della logistica intesa come movimento che deve lavorare a rete?  Gli interporti nascono come un approdo di terra che cerca nuove strade per dare più concretezza alle reti infrastrutturali, industriali e commerciali. Nel mondo delle merci, mutuando il turismo, sapere che esistono luoghi che non si chiamano Venezia, ma si chiamano Bologna, Pordenone, Padova, Milano e Marcianise, sono modi per capire dove siamo. Gli interporti nascono in modo complesso e difficile proprio perché qualcuno ha pensato a questi snodi, ma un tempo, ognuno faceva quello che voleva, un industriale poteva organizzare la logistica internamente, si dotava di una flotta di trasportatori, realizzava il raccordo ferroviario, aveva un proprio magazzino. Oggi le cose sono molto cambiate… Il 70% dei servizi di logistica e trasporto è dato in outsourcing, perché ci si avvale di una rete (interporti) che tenta di concretizzare dei volumi ed abbassare i costi, questo è un passaggio cruciale, facile da dire, difficile da attuare, ma contiene 3 elementi fondamentali: l’elemento sicurezza, l’elemento green e il livello economico. Lo dico per terzo il livello economico perché è quello preponderante ed è stato quello che ha spostato ad est Europa volumi enormi di produzioni e di conseguenza trasporti. I trasportatori sfruttando il differenziale di costo tra un lavoratore italiano e uno bulgaro, ad esempio, hanno creato la marginalità. In tutto questo parliamo di sicurezza? Parliamo di orari di guida? Tornando a fotografare la situazione logistica italiana, aver connesso porti, aeroporti e interporti, è stata una visione illuminata, non sempre compresa dal mondo produttivo, perché le nostre fabbriche ragionano o hanno spesso ragionato con il franco partenza, ovvero con il trasporto a carico del cliente, il che vuol dire che le responsabilità del produttore finiscono quando il prodotto esce dalla fabbrica. Il mondo della logistica è un movimento che deve lavorare a rete e ha bisogno di essere veicolato e sintetizzarsi su nodi specifici (porti, aeroporti e interporti). Gli interporti rappresentano quindi gli snodi di una rete più ampia e devono saper sfruttare molto meglio le reti infrastrutturali, che non sono solo le autostrade ma anche le ferrovie. Oggi la quota di trasporto su gomma è assolutamente esagerata, nel caso del nord est per esempio, in A4 viaggia una media annuale di 14 milioni di veicoli pesanti, circa 240 mila veicoli pesanti al giorno da Trieste a Torino. Questi trasporti che collegano est/ovest sono agevolati dal fatto che il mezzo su gomma è più flessibile ed è figlio del just in time, dell’adesso per ieri, ma il sistema non potrà reggere a lungo questo tipo di modalità, soprattutto se parliamo di sicurezza. L’Interporto Centro Ingrosso di Pordenone lavora in una grande location industriale, mentre Nola, Marcianise e Bologna lavorano su grandi piattaforme commerciali. Per la logistica la distinzione commerciale e industriale è fondamentale, la tipologia industriale bilancia il traffico del prodotto che deve essere immesso in produzione con il prodotto che esce dalla produzione, mentre con la tipologia commerciale, ho solo prodotto vocato all’uscita ed è evidente che i costi non vengano ottimizzati, questo per la logistica è un problema. Se riesco a creare il corretto bilancio tra merci in uscita e in ingresso, ho meno camion vuoti sulla strada, solo nel nord est la quota di mezzi pesanti che viaggia in A4 senza carico è del 50%. Parlando di sicurezza quali sono i rischi per un interporto? L’interporto si dà una struttura che ha dentro di sé la ferrovia, le autostrade e di conseguenza i parcheggi di scambio e deve garantire alti standard di sicurezza. Secondo una ricerca di Autovie, che nel 2008 tracciò 30.000 carichi pericolosi in A4, si può presumere che dei 14 milioni di carichi che transitano ogni anno in A4, circa il 30% contiene carichi pericolosi. Ecco perché è importante che vengano creati parcheggi di scambio con idonee misure di sicurezza. L’Interporto di Pordenone ha poi in seno una serie di servizi come la motorizzazione, la dogana le officine e i distributori che permettono di spostare il meno possibile i mezzi e questo vuol dire anche meno emissioni in atmosfera. Meno movimentazione delle merci significa meno emissioni, un esempio ce lo offre un’azienda che lavora per Ikea che si è localizzata nell’area dell’Interporto di Pordenone e a giugno inizierà la produzione dando lavoro a 160 dipendenti, la sola localizzazione nell’interporto e la connessione diretta alla ferrovia, permetterà all’azienda di risparmiare la movimentazione di circa 300.000 bancali dal sito produttivo al sito di magazzino, da qui si evince che saranno notevolmente abbattute le emissioni di polveri sottili in atmosfera. Oggi nel settore della logistica il problema della sicurezza unito alla sensibilità ambientale, cominciano ad essere sentiti dai grandi player industriali. Come Interporto abbiamo ritenuto fondamentale dotarci di un innovativo terminal ferroviario che ha ricevuto il premio come miglior terminal intermodale ferroviario d’Italia.

Quali sono gli elementi innovativi che caratterizzano il nuovo terminal ferroviario dal punto di vista della sicurezza? Il terminal non è un semplice raccordo, ma si struttura come una vera stazione merci, di conseguenza oltre ad aver gli standard di lunghezza necessari, si è dotato di una serie di elementi di sicurezza per le persone, i carri e la protezione delle merci. Partendo dal fondo del binario dove si muovono le merci, abbiamo fatto dei piazzali con pochissima pendenza per permettere alle gru semoventi di operare in piena sicurezza. È stato improntato un sistema di recupero delle acque piovane e degli sversamenti con impianti adeguati, inoltre abbiamo previsto un binario morto per carri che necessitano di verifiche. I mezzi restano in questo modo in sosta senza bloccare l’operatività del terminal e possono essere ispezionati e sottoposti ai trattamenti di affumicazione, ove necessario. Il terminal è sotto controllo doganale, quindi completamente perimetrato con controllo degli accessi in ingresso e uscita. Ogni mezzo e persona transitante verrà tracciato. L’obiettivo del terminal è quello di operare su tratte regolari creando un sistema continuativo e costante di merci in ingresso e uscita. La telematizzazione della linea Mestre/Udine è poi un altro standard di sicurezza importante, il controllo elettronico presidia la linea 24/24 ore permettendo l’uscita di un carico in pochi minuti e anche in orario notturno. Il terminal è studiato per abbattere i costi delle manovre ferroviarie, permettendo ai treni di evitare l’ingresso diretto in stazione, grazie a zone di sosta e transito che abbassano anche i costi di gestione della sicurezza.

Quali sono le prospettive per il nuovo Terminal? Nel prossimo futuro è cruciale ottimizzare i volumi per aumentare la competitività sui mercati, è importante ridurre i costi di manovra dei mezzi e creare connessioni confacenti con le destinazioni tipiche dei nostri industriali per produrre una massa di volumi sufficiente ad abbattere i costi di trasporto anche su tratte inferiori ai 300 km.

 

Giuseppe Bortolussi, Amministratore Delegato Interporto di Pordenone

Cleaning professionale: I rischi del settore | Valutazione rischi Bergamo

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Cleaning professionale: I rischi del settore

Valutazione rischi Bergamo

Contusioni, abrasioni, fratture e disturbi muscolari causati da carichi troppo pesanti: sono gli infortuni più frequenti che si verificano nel settore del cleaning. Tra gli incidenti ricorrenti anche il contatto o l’inalazione di prodotti chimici e gli infortuni a rischio biologico prevalentemente da aghi a sospetta contaminazione. I disturbi muscolo scheletrici costituiscono il 30-40 per cento delle malattie professionali del settore. Altre patologie frequenti riguardano la cute, quindi dermatiti, e l’apparato respiratorio, asma.

I rischi

I rischi per la sicurezza e la salute di chi lavora nel comparto sono diversi. Quelli dovuti a cadute dall’alto nell’uso di scale portatili, rischi di scivolamento, urto, schiacciamento, rischi di contatto con agenti chimici o biologici. E ancora movimentazione manuale di carichi e movimenti ripetitivi, e rischi da utilizzo di attrezzature elettriche.

Gli infortuni da caduta dalle scale portatili sono spesso gravi e legati a lavori svolti in quota: la pulizia dei vetri, delle tapparelle, degli androni, o durante piccole manutenzioni come il cambio di lampadine. Le scale, infatti, vengono utilizzate come luoghi dove i lavoratori svolgono attività che impegnano le due mani, spesso spostando o sollevando pesi o assumendo posture che facilitano lo sbilanciamento. Tra i danni più frequenti ci sono le abrasioni, le contusioni, le fratture agli arti inferiori e superiori.

L’infortunio più ricorrente nel settore delle pulizie è quello da “urto, schiacciamento”, in gran parte legato all’utilizzo di attrezzature ma anche agli spazi ridotti in cui, spesso, il lavoratore si trova ad operare. Rispetto al rischio di caduta per scivolamento i danni tipici sono le contusioni, le distorsioni e le lesioni agli arti superiori e inferiori.

E poi ci sono i prodotti chimici per la pulizia e la disinfezione ambientale utilizzati in questo settore. L’esposizione al rischio è correlata alla qualità dei prodotti utilizzati, alla frequenza e alla modalità con cui vengono impiegati. Nonché dalla presenza di adeguati ricambi d’aria nel luogo di lavoro.

Malattie della pelle

Dermatiti irritative e allergiche localizzate alle mani, ai polsi, agli avambracci. Si sviluppano nel tempo per esposizioni ripetute anche a quantità basse di sostanze irritanti, ed assumono la forma cronica con possibile remissione nel lungo periodo. La patologia più diffusa è sicuramente l’eczema alle mani che secondo alcuni studi rappresenta il 60-90 per cento di tutte le affezioni della pelle riscontrate nei lavoratori delle pulizie. Oltre alla presenza di sostanze irritanti vanno prese in considerazione le diminuite difese della pelle, dovute sia alle sostanze utilizzate, sia al fatto che i lavoratori delle pulizie stanno con le mani bagnate per lunghi periodi dell’orario di lavoro.

Malattie respiratorie e asma

Patologie irritative delle prime vie aeree, delle mucose e degli occhi. Secondo alcune ricerche risulta che l’incidenza di asma è cresciuta tra i lavoratori delle pulizie negli ultimi dieci anni. E che le pulizie sono la quarta attività lavorativa con il più alto rischio di asma dopo quelle degli agricoltori, dei verniciatori e degli operai dell’industria plastica. Il rischio di asma differisce a seconda delle attività e dei locali dove si svolgono i lavori di pulizia ed è più alto per le pulizie di cucine, le lucidature mobili e la pulizia dei sanitari. Questo si può spiegare con l’uso di spray e prodotti per pulire come clorina, sale di ammonio, composti di ammonio quaternario ed etanolammine.

 

A cura della redazione di Muletti Dappertutto

Imprese ed associazioni insieme per un 2019 ricco di novità | Corsi Sicurezza Lavoro Bergamo

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Imprese ed associazioni insieme per un 2019 ricco di novità

Corsi Sicurezza Lavoro Bergamo

Venezia, 14 Dicembre 2018 – Si è concluso nei migliori dei modi il Meeting Nazionale 2018 della Fondazione Asso.Safe. L’incontro ha avuto come protagonisti nomi di spicco dell’associazionismo e delle realtà imprenditoriali del paese ed è stata l’occasione per valutare i risultati del 2018 e presentare le prospettive per il 2019. L’incontro tra le esigenze delle aziende e le risposte delle associazioni, attraverso i numerosi accordi intersindacali, è stata al centro dell’incontro con la presenza di una importante rappresentanza da un lato delle aziende che da anni lavorano con la Fondazione Asso.Safe e A.D.L.I. e dall’altra una nutrita rappresentanza dell’associazione Federlavoro che di recente ha stipulato un accordo di collaborazione con la Fondazione Asso.Safe per una maggiore diffusione della cultura della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.

La presenza all’evento di rappresentanti delle autorità, in particolar modo del sindaco di Santa Maria di Sala Nicola Fragomeni e di Crisitano Cafini, rappresentante del Sindacato di Polizia S.I.A.P., hanno arricchito maggiormente di prestigio un incontro che aveva anche lo scopo di avvicinare istituzioni e il mondo delle imprese.

Il Meeting Nazionale è stata anche la migliore cornice per presentare i due nuovi testimonial scelti dalla Fondazione Asso.Safe per le campagne previste nel 2019: Italo Screpanti, concorrente di Masterchef Italia 7, ex comandante di volo Alitalia, testimonial della campagna a favore dell’igiene alimentare ed incentivazione all’utilizzo del sistema H.A.C.C.P., e la Campionessa Mondiale di Muay Thai, Anna Marie Turcin, che a partire da Febbraio 2019 si occuperà della nuova campagna per l’autodifesa delle donne finanziata dalla Fondazione Asso.Safe con il patrocinio del Comune di Santa Maria di Sala (VE).

L’incontro ha poi visto susseguirsi con rapidi ma efficaci interventi inerenti i risultati appena conseguiti da A.D.L.I., attraverso la voce del Presidente Carlo Parlangeli, e dalla Fondazione Asso.Safe, rappresentata per l’occasione dall’A.D. Dott.ssa Giuseppina Filieri. Durante il loro intervento sono stati esposti i risultati del 2018 evidenziando la crescita costante che ha visto protagoniste entrambe le associazioni.

Sono quindi intervenuti, in rappresentanza del mondo dell’associazionismo il Presidente di Federlavoro Dott. Bertino Trolese, il Dott. Giuseppe Ligotti, sempre in rappresentanza di Federlavoro, il Dott. Gianpaolo Basile, responsabile di Fonditalia e inoltre sempre in nome della Fondazione Asso.Safe sono intervenuti Alberto Faggionato, presentando le novità 2019 di 81check.it, servizio dedicato alla realizzazione dei documenti di valutazione dei rischi e quest’anno abilitato anche per la realizzazione dei documenti inerenti il nuovo GDPR 2016/679 sulla privacy e il Dott. Simone Ascolese per presentare la nuova Associazione Europea dei Professionisti e delle Imprese A.E.P.I. di cui A.D.L.I. fa parte.

In rappresentanza delle imprese sono intervenuti, l’Ing. Sergio Muller, esperto in certificazioni, e il Dott. Alberto Minarelli, che ha illustrato l’evoluzione dei sistemi D.P.I. nell’ultimo secolo.

Dott.ssa Laura Faggiotto