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Industria 4.0: la rivoluzione annunciata | Consulente RSPP

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Industria 4.0: la rivoluzione annunciata

Consulente RSPP

Una rivoluzione già iniziata ha portato l’industria ad un nuovo livello tecnologico. Dall’utilizzo massivo di macchine automatizzate all’avvento di internet e dell’intelligenza artificiale. Come saranno gli sviluppi presenti e futuri della tecnologia produttiva?

Se il mondo lo guardiamo a testa in giù, è perché pensiamo che la posizione assunta dai pipistrelli per dormire sia quella più comoda. Ciò che così riusciamo a guardare, è un mondo alla rovescia, in cui i ruoli si sono incontrovertibilmente invertiti, in cui l’illecito diventa lecito, in cui i cantanti ed i comici fanno politica e dove i politici fanno spettacolo. I diritti vengono scambiati per favori, i mariti e le mogli, quando si sentono stanchi del loro rapporto, si eliminano a colpi di accetta, la cultura è diventata un contorno perché superflua e non è richiesta tra i requisiti necessari per fare successo, le buone pratiche e il buon esempio lasciano il posto a malefatte, delitti, ed è normale giudicare stupido chi si ostina ancora a credere che, in tutto ciò, esista qualcosa di buono. Siamo sicuri che parliamo di rivoluzione? Siamo sicuri che non stiamo parlando invece di involuzione? Esistono oggi rivoluzionari? Chi è un rivoluzionario?

Per me, Rivoluzionario è colui che, oggi, ha il coraggio di usare ancora le paroline magiche “grazie, scusa, per favore, buongiorno”, colui che insegna l’educazione e il rispetto, colui che prova ancora quel sano senso di riverenza per i “saggi”, colui che insegna a fare le cose con gentilezza e prova gratitudine per le cose che ottiene. Pretendere, mercificare, comprare e scambiare: queste sono le combinazioni che fanno dell’uomo del XXI secolo un essere vincente. E se da un lato assistiamo a profondi cambiamenti (politici, sociali ed economici), dall’altro stiamo assistendo ad un “umano” che nasce, cresce e si sviluppa, ascoltando istinti e pulsioni, e se un tempo con l’intellighentia veniva purgata l’utopia, oggi con la stupidità vengono alimentati i peccati.

La percepisci, ma non riesci a sintetizzarla quest’apatia letargica. Uno degli indicatori fondamentali, che ti dà l’indicazione di quanto sia presente all’interno di un contesto (lavorativo, relazionale, umano) è la mancanza di curiosità. Ecco per me, ad una involuzione corrisponde necessariamente una mancanza di curiosità. Ma questa è una storia che ricomincia ogni volta, una storia che verrà raccontata nei libri, una storia che ha in sé il peso di un’eredità. La chiameremo parabola o legenda, ma di certo, come in un sogno dai contorni sfumati, parlerà della cultura e della politica del nostro Paese.

E ci ritroviamo, così, a pieno titolo, come un fuoco d’artificio, troppo carico di ambizione e fallimento, a vivere da una parte l’involuzione 1.0 e dall’altra, la rivoluzione industriale 4.0.

Lo stupore, la curiosità, il terrore e l’entusiasmo sono sentimenti che albergano nel mio animo parlando di rivoluzione industriale. Già perché se penso a quello che ho letto nei libri di storia, mi vengono alla mente immagini di roghi, di fiamme, di gente che si ribella, di gente che lotta….

La prima rivoluzione industriale interessa il settore tessile e metallurgico, con l’introduzione della macchina a vapore nella seconda metà del ‘700. A partire dal 1870 viene convenzionalmente fatta partire la seconda rivoluzione industriale con l’introduzione dell’elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio. Ci si riferisce, invece, agli effetti dell’introduzione massiccia dell’elettronica, delle telecomunicazioni e dell’informatica nell’industria, come alla terza rivoluzione industriale, che viene fatta partire intorno al 1950. Quest’ultima, conosciuta anche come rivoluzione digitale, segna il passaggio dalla meccanica, dalle tecnologie elettriche e da quelle analogiche alla tecnologia digitale, sviluppatasi nei Paesi più avanzati mediante l’adozione e la diffusione capillare di computer e la conservazione dei documenti in formato digitale. Che tutto il ‘900 sia stato un periodo di forti rivoluzioni e cambiamenti, lo dice anche la forte spinta alla trasformazione della struttura produttiva, e, più in generale del tessuto socio – economico. Innovazione tecnologica che ha inevitabilmente portato allo sviluppo economico della società. Terza rivoluzione, quindi, legata all’innovazione data dalla nascita dei computer, dei robot, della prima navigazione spaziale e dei satelliti.

E poi, di colpo, ci ritroviamo ad assistere ad un cambiamento epocale, la cui portata e dimensioni apre la strada a strategie, modelli e paradigmi nuovi. Stiamo parlando della Quarta Rivoluzione Industriale. Le parole chiave di questa nuova epoca sono: innovazione, ricerca, validazione, produzione e sviluppo di nuovi prodotti e servizi con il minimo comune denominatore costituito da un alto grado di automazione ed interconnessione. Si tratta della rivoluzione dell’interconnessione e dei sistemi intelligenti, delle fabbriche che, collegate in rete, fanno dialogare i macchinari, gli uomini e i prodotti con il solo obiettivo di creare un unico processo produttivo.  È espressione del profondo cambiamento che il mondo della produzione sta vivendo grazie all’integrazione delle smart technologies nei processi industriali manifatturieri. Le principali direttrici di questo fenomeno sono:

Gestione ed archiviazione di grandi quantità di dati disponibili in rete (BIG DATA), in maniera fruibile liberamente (OPEN). Tali dati vengono acquisiti da oggetti dotati della capacità di interagire tra di loro grazie ad una rete (INTERNET OF THINGS): telecomandi, elettrodomestici, automobili. Questi oggetti, opportunamente dotati di sensori, potranno essere interconnessi ad una rete, così come oggi siamo abituati a fare con smartphone o computer.

ANALITICS. Un insieme di tecniche e di algoritmi saranno necessari per estrarre dai dati (BIG DATA) delle in- formazioni utili e, in ultima analisi, ricavarne un valore. A questo proposito lo sviluppo di tecniche di intelligenza artificiale, può giocare un ruolo fondamentale: il machine learning, ossia l’apprendimento automatico delle macchine. Attualmente poco diffuso a livello industriale, ma si prevede una vera e propria esplosione nei prossimi mesi e anni. Secondo Fortune il 2017 sarà l’anno dell’Intelligenza artificiale. Potenziamento dell’interazione tra esseri umani e macchine, dal consolidamento del touch screen e i comandi vocali, fino allo sviluppo di sistemi di realtà aumentata per l’ottimizzazione degli spazi di lavoro e dei processi produttivi.

Additive manufacturing, costituito da stampa 3D, utilizzo di robotica avanzata, e interazioni tra automi, tramite cui grandi colossi industriali, come General Electric, sta già puntando a realizzare parti di sistemi complessi, come gli aerei a propulsione. Da dove nasce l’Industria 4.0? Da un progetto del governo tedesco che ha avuto origine nel 2012, con l’idea di accrescere la competitività dell’industria manifatturiera tedesca. A ottobre del 2012 un gruppo di lavoro formato da ricercatori e rappresentanti dell’industria presenta al governo federale tedesco una serie di raccomandazioni per l’implementazione di una strategia di sviluppo di soluzioni avanzate nell’industria manifatturiera. Ma quali sono gli effetti che ci aspettiamo da questa rivoluzione? Da un lato avremo la nascita di nuovi posti di lavoro (con  la creazione di posti di lavoro prima sconosciuti), dall’altro una notevole perdita di posti di lavoro. A Novembre 2015 il MiSE ha presentato un documento intitolato “Industry 4.0, la via italiana per la competitività del manifatturiero”, nel quale sono state indicate 8 aree di intervento per promuovere lo sviluppo dell’industria 4.0 e trasformarlo in opportunità di lavoro e crescita. Ma ahimé, nonostante l’impegno dimostrato dal governo italiano, l’Italia appare molto indietro ed in ritardo sull’industria 4.0. Alla consapevolezza della necessità di evoluzione dimostrata dagli imprenditori, non corrisponde un’adeguata riorganizzazione delle aziende, dei processi della formazione. Mi sa che il cammino è ancora molto lungo.

Dott.ssa Giuseppina Filieri, A.D. della Fondazione Asso.Safe

Punto di Vista – Novembre 2017

È stata costituita Confidal un nuovo soggetto a garanzia del mondo del lavoro | Consulente RSPP Bergamo

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È stata costituita Confidal un nuovo soggetto a garanzia del mondo del lavoro

Consulente RSPP Bergamo

Sviluppo, crescita, sostegno alle imprese, informazione, sono solo alcune tra le priorità condivise da ADLI, ASSIDAL E UNAPRI, che hanno portato alla nascita della Confederazione Italiana Datoriale Attività Lavorative, in sigla CONFIDAL.

È vero che è dal bisogno che nascono i progetti, ma è anche vero che, avere la consapevolezza che l’arma vincente sia la sinergia, quando c’è il perseguimento di finalità comuni, che nascono le alleanze.

Ed è proprio dalla comunione di intenti tra queste tre realtà che, il 13 settembre scorso, con Atto Costitutivo, registrato presso l’Agenzia delle Entrate a Pescara il 19 settembre, ha preso vita CONFIDAL.

La premessa assunta dalle parti che hanno sottoscritto l’intesa, è che, avere una visione integrata tra mondo del Lavoro, mondo dell’Educazione, mondo del Sociale, e non ultimo, mondo delle Norme, sia fondamentale per la crescita e lo sviluppo di una cultura della sicurezza.

La domanda di partenza è se esista un progetto integrato che tenga conto di questi elementi, quali parti fondanti di un patto o di un’alleanza.

Certo che esiste ed è frutto della prima evidenza emersa dalle riflessioni delle tre associazioni: in Italia la “tutela” non esiste. Esistono, invece, le TUTELE, come realtà molteplici e diversificate, in contesti, a loro volta caratterizzati da ricchezze, complessità e differenze, derivanti dai diversi servizi offerti dalle associazioni che cooperano attivamente. Siamo da sempre convinti che far rete sia l’unico diktat, l’unica modalità affinché i progetti trovino una fattiva realizzazione, al di là di un forte impegno personale e associativo.

E se nel nostro paese si sta sempre di più diffondendo la cattiva abitudine  del binge drinking (bere fuori pasto), allo stesso modo si dovrebbero diffondere reti, fatte di persone, associazioni, realtà che, pur mantenendo una vita propria, possano unirsi per dare al mondo del lavoro (in questo caso ai datori di lavoro), input, informazioni, progetti, risorse e tutto quanto possa “essere a tutela del datore di lavoro”.

CONFIDAL si pone quindi come obiettivo la condivisione delle esperienze e conoscenze, siano esse di tipo tecnico, scientifiche o organizzative personali, non solo per una sistematizzazione e valorizzazione delle esperienze di successo, ma affinché si possano garantire la stipula e la manutenzione dei “patti educativi all’interno delle aziende”.

Essere in grado di mappare bisogni, valutare gli interventi più efficaci da adottare all’interno delle aziende, tenendo conto delle esigenze dei singoli e sulla base dell’andamento di mercato, sono solo alcune tra le capacità dei professionisti che fanno parte della confederazione.

È solo tenendo conto di tutti questi fattori che si è capaci di individuare, raccogliere dando vita alle buone prassi da realizzare all’interno delle aziende.

Dal lavoro di progettazione, a quello della formazione, emerge una forte necessità di rilancio della riflessione, sull’aspetto della “informazione per far prevenzione” affinché si ragioni “a monte” e non solo “a valle”.

L’intervento della norma della sicurezza sul lavoro è visto, in molti casi, come una “toppa” sul buco creato dalle stesse istituzioni, come una “corsa al recupero degli ultimi”. Il risultato, in questo modo, è l’assenza di azioni “pensate per i penultimi” e la impossibilità di insegnare a ragionare sugli strumenti e le modalità di prevenzione, quale elemento strategico che abitua e consente alle aziende di tenere in sé, molti di coloro che, altrimenti sarebbero “persi”.

Confidal rappresenta una prima occasione di confronto per riflettere e provare ad immaginare una governance partecipata ed adeguatamente articolata. È necessario iniziare a ragionare su un doppio livello: da un lato una struttura – confederazione, di coordinamento centrale, dall’altro il coinvolgimento delle autonomie associative, che ne fanno parte.

Le azioni, quelle più efficaci, sono frutto di una partecipazione progettata e condivisa fra le associazioni costituendi la confederazione e i soci che ne fanno parte.

Il lavoro di prevenzione, di informazione, di diffusione di una cultura alla sicurezza rappresenta un campo tutto da coltivare e al quale occorre dedicare energie.

Si tratta di cogliere la sfida a monte degli infortuni, rendendo visibile che attraverso la riscrittura di buone prassi per ogni azienda (e non un mendace copia incolla), i datori di lavoro sono in grado di trovare soluzioni di prevenzione e protezione anche per quei rischi che, apparentemente, sono senza soluzione di continuità. Queste esperienze di coloro che fanno parte della confederazione sono esempi di “relazione protocollatatra i professionisti (formatori, tecnici, consulenti, ecc) e le aziende.

Cos’è una “relazione protocollata?” Un rapporto, ad esempio, di collaborazione fra un consulente -formatore e un’azienda, che consente di ricostruire e riscrivere un progetto formativo, basato su dei dati oggettivi (assenze per malattie, turn over, alta incidenza di infortuni, assenteismo, ecc), capace di guardare alle persone, e alle loro specificità.

Confidal è tutto questo.

 

Carlo Parlangeli, Presidente di A.D.L.I.

Glifosato: L’Unione Europea fa slittare nuovamente una decisione. L’Italia preferisce non aspettare. | Valutazione rischio chimico

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Glifosato: L’Unione Europea fa slittare nuovamente una decisione. L’Italia preferisce non aspettare.

Valutazione rischio chimico

Il Glifosato, uno dei pesticidi più utilizzati al mondo, è attualmente al centro di un acceso dibattito politico e scientifico sull’autorizzazione al suo utilizzo, che sta coinvolgendo i 28 paesi dell’Unione Europea e che ancora non ha trovato una soluzione chiara e definitiva.

Non rassicurano i pareri scientifici discordanti sui rischi per la salute che il glifosato dovrebbe produrre sull’uomo, ma è certo che un vasto movimento di cittadini europei e associazioni a tutela dei consumatori si è già fortemente schierato contro l’utilizzo di questo diserbante.

A scoprire le proprietà erbicide del glifosato fu nel 1970 il chimico della Monsanto John E. Franz, il pesticida venne messo in commercio a partire dal 1974 rimanendo un’esclusiva della Monsanto fino agli anni 2000.

Oggi chiunque può produrre glifosato ed in effetti in Europa si contano ben 14 aziende produttrici.

Il glifosato è in assoluto l’erbicida più utilizzato nel mondo per la cura di spazi verdi e giardini, ma è in agricoltura che si riscontra il suo maggiore utilizzo, in effetti solo nel 2014 sono stati utilizzati 9 miliardi di kg di glifosato nel 30% dei campi del mondo.

Se pensiamo al grano poi, il glifosato viene utilizzato anche come disseccante, irrorato prima della raccolta del grano, permette una veloce asciugatura della spiga e quindi una raccolta anticipata del grano fino a due settimane.

La domanda allarmante è quanto glifosato arrivi sulle nostre tavole e se dobbiamo preoccuparci per la nostra salute.

Il dibattito scientifico e politico sul glifosato è molto acceso e a tratti contraddittorio, nel marzo 2015 l’OMS, l’Organizzazione Mondiale Sanità ha classificato il glifosato come probabile cancerogeno per l’uomo, dall’altra parte però, c’è il parere dell’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che qualche mese dopo il parere dell’OMS, ha assolto il glifosato definendolo probabilmente non cancerogeno e limitandone solo la dose giornaliera a 0,5 mg per kg di peso corporeo.

Nel mezzo di tutto questo c’è poi la Commissione Europea che a giugno del 2016 ha scelto di prorogare l’utilizzo del glifosato di 18 mesi, ma contestualmente ha chiesto agli stati membri di limitare l’utilizzo del diserbante nei luoghi pubblici.

Mentre l’Unione Europea tentenna e  non prende una chiara posizione sul glifosato, le Associazioni di consumatori di diversi paesi europei, compresa l’Italia, non perdono tempo, commissionando una serie di test sugli alimenti per rintracciare la presenza di residui di glifosato.

I timori dei consumatori si concentrano su alimenti di uso comune come biscotti, farina, fette biscottate e pasta, senza contare la preoccupazione per il grano di importazione da Canada e Stati uniti, dove viene comunemente utilizzato il glifosato nel trattamento del grano nella fase di pre raccolta.

E il grano italiano? A tutelare la salute dei cittadini italiani è intervenuto il Ministero delle Politiche Agricole che si schierato contro la conferma dell’autorizzazione all’utilizzo del diserbante in Europa e indipendentemente dall’opinione e dagli esiti del confronto europeo ha lanciato un progetto a tutela delle produzioni italiane strutturando il piano nazionale Glifosato Zero entro il 2020.

Tornando agli sviluppi in sede europea, la Commissione, ha proposto un rinnovo parziale, per 12-18 mesi, cioè fino alla fine del 2017, quando è previsto che l’Echa (l’Agenzia europea per le sostanze chimiche) completi la valutazione degli effetti del glifosato sulla salute umana e l’ambiente.

L’autorizzazione alla vendita del glifosato nell’Ue scadeva a fine giugno, ma nonostante lo scetticismo generale dei governi sul controverso composto chimico, i forti dubbi sulla sua sicurezza per la salute e la mobilitazione di milioni di cittadini europei, la Commissione Europea ha deciso di prolungare di 18 mesi l’autorizzazione per l’uso del glifosato ignorando la voce dei cittadini e i pareri della comunità scientifica.

Forte delusione per le Associazioni ambientaliste e Ong in attesa di un diverso risultato che tenesse conto della salute e della sicurezza dei cittadini europei.

Il Commissario Ue Vytens Andriukaitis annunciando la proroga delle concessioni per l’erbicida ha voluto giustificare la decisione come un «obbligo giuridico» per la Commissione.

A favore della proposta si sono schierati 19 stati membri; altri 7, tra i quali l’Italia, si sono astenuti, mentre Malta e Francia hanno votato contro.

Entro la fine del 2017 è comunque atteso il parere dell’Agenzia per la chimica europea (Echa), che si pronuncerà sulla pericolosità del prodotto.

La speranza è che si arrivi ad un parere certo ed indipendente sulla sicurezza del glifosato che permetta all’Unione Europea di raggiungere una decisione chiara e definitiva sulle modalità di utilizzo.

 

Dott.ssa Laura Faggiotto, Direttrice di Punto di Vista

L’importanza della formazione per gli istituti di credito| Corso formazione Bergamo

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L’importanza della formazione per gli istituti di credito

Corso formazione Bergamo

La corretta gestione degli obblighi formativi per quanto riguarda la prevenzione e protezione dei lavoratori ha assunto negli anni una valenza sempre maggiore poiché, al di là degli aspetti sanzionatori, rappresenta una necessità sociale per ogni azienda.

La sensibilità sul tema della sicurezza risente della percezione che i dipendenti hanno del pericolo durante lo svolgimento della propria prestazione lavorativa ed in un ambiente ”sicuro” come un ufficio o una filiale bancaria tale sensibilità risulta generalmente bassa.

Il cosiddetto “lavoro d’ufficio” non espone a rischi rilevanti, per cui le difficoltà maggiori sono rappresentate dalla polarizzazione delle risorse, raggruppate in unità relativamente piccole, su un territorio molto vasto; ciò comporta spesso di ritrovarsi ad inseguire situazioni discoperture formative, generate dalle prioritarie esigenze commerciali.

I professionisti della Safety si trovano quindi a dover coadiuvare i Datori di Lavoro nel garantire il rispetto degli obblighi normativi in una situazione commerciale di grande movimentazione del personale e con una percezione di necessità relativamente bassa per l’assenza, fortunatamente, di infortuni rilevanti sui luoghi di lavoro.

L’anacronismo è che una centrale nucleare, un’agenzia bancaria ed il fruttivendolo sotto casa devono ottemperare, con piccole differenze, alla stessa normativa in merito alla salute e sicurezza su luoghi di lavoro decisamente diversi.

Il Gruppo Banca Carige (che comprende Banca Carige, Banca del Monte di Lucca, Banca Cesare Ponti, Creditis e Centro Fiduciario) ha sempre affrontato in maniera molto decisa la tematica della formazione “safety” ed infatti, numeri alla mano, circa il 50% del personale attualmente in servizio risulta formato sia all’antincendio che al primo soccorso.

Questo sforzo è reso necessario dall’impostazione che ci siamo dati: in ogni unità lavorativa devono essere presenti almeno due addetti correttamente formati per ogni emergenza ed un Preposto alla sicurezza generale.

Tutti i Direttori di filiale o referenti “Spoke” ed i Responsabili d’ufficio sono stati infatti individuati nel ruolo di Preposti e conseguentemente formati, i Dirigenti svolgono la loro mansione a seguito di una nomina di Dirigenti per la Sicurezza e della relativa formazione, si aggiungono gli RLS e nell’ambito di una gestione interna del Servizio H&S anche due Responsabili e tutti gli Addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione.

Tutte queste figure sono ovviamente sottoposte agli aggiornamenti di legge previsti e vengono periodicamente richiamate facendo riferimento ad uno scadenziario emanazione diretta dei loro curricula formativi.

Nel corso degli anni, seppur come anticipato il lavoro d’ufficio non sia certamente fra i più rischiosi, abbiamo potuto verificare sul campo l’importanza della formazione erogata a tutti i livelli.

Essendo l’Ufficio Sicurezza e Monitoraggio Frodi/Reparto Safety il referente per il Sistema di Gestione Salute e Sicurezza, abbiamo avuto modo di sentire crescere la sensibilità dei colleghi sui temi della prevenzione ed in occasione degli Audit Interni presso i luoghi di lavoro constatiamo ogni anno il maggior livello di attenzione con cui sempre più dipendenti approcciano la propria postazione e tutelano l’ordine e la pulizia.

Puntuali arrivano, anche al nostro Ufficio Tecnico, le segnalazioni che riguardano condizioni di microclima non adeguato, ergonomie delle postazioni che non siano più consone, vie di esodo ingombre o malfunzionamenti nelle uscite di sicurezza, ritardi manutentivi nei presidi antincendio fino ai cavi dei personal computer fascettati in maniera non idonea.

Risulta evidente come nel corso degli anni, sia il miglioramento della proposta formativa che, nel nostro caso, l’implementazione di un Sistema di Gestione della Salute e Sicurezza abbiano portato ad una sempre maggiore consapevolezza dei rischi celati nei luoghi di lavoro ed hanno chiarito i comportamenti da tenere e le responsabilità di ognuno, a seconda del ruolo ricoperto in azienda.

La consapevolezza di poter intervenire per aiutare chiunque dovesse essere in difficoltà si è manifestata anche nei confronti della clientela: abbiamo avuto diverse segnalazioni di corrette gestioni di infortuni all’interno delle nostre agenzie, fortunatamente sempre riguardo incidenti di relativa entità (per esempio schiacciamenti di arti nelle bussole motorizzate, scivolamenti, svenimenti).

Un aspetto formativo non trascurabile, che viene ancora erogato da personale interno, è quello che prepara i colleghi all’evento rapina: è sempre complesso trasmettere in aula i principi con cui dovrebbe essere affrontato un evento tanto traumatico ma abbiamo riscontrato dalla gestione degli eventi criminosi, di cui purtroppo siamo stati oggetto, che mediamente i colleghi sono più preparati e quindi anche più pronti, avendo affrontato la situazione acuta nella maniera migliore, a metabolizzare i sentimenti post evento.

E’ facile immaginare quanto possa essere complessa l’erogazione di tutto questo corpus formativo, che si fa ad aggiungere ad altre necessità di tipo più commerciale ed operativo, nei confronti dei dipendenti di un’azienda ramificata come un gruppo bancario che ha praticamente tutti gli uffici di sede (compreso il centro formativo) in una sola città.

Non tutti i corsi, mi permetto di aggiungere fortunatamente, possono essere erogati in modalità e-learning e spesso i colleghi non riescono a partecipare per necessità operative: le filiali non possono essere chiuse!

Con il periodo di contrazione degli organici che tutti gli istituti stanno affrontando negli ultimi anni è facile immaginare come anche l’assenza di una risorsa possa creare nocumento alla corretta operatività di un’unità.

In questo contesto di difficoltà organizzative e necessità normative si va ad inquadrare la collaborazione nata con la Fondazione Asso.Safe che ci permette di poter erogare formazione di qualità nelle vicinanze dei luoghi di lavoro in maniera da non dover costringere il collega ad impegnative trasferte, difficili da incastrare nella routine dei compiti lavorativi.

La soluzione ci permette anche di indirizzare i colleghi a classi miste, ovvero composte da persone che svolgono attività differenti da quella bancaria e che quindi portano diversi spunti di approfondimento, aumentando sia il livello di attenzione che arricchendo l’esperienza formativa.

 

A cura dell’Ufficio Tecnico-Sicurezza della Banca Carige

Gestione dell’emergenza | RSPP Bergamo

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Gestione dell’emergenza

RSPP Bergamo

L’emergenza è una circostanza, situazione imprevista o momento critico che richiede un intervento immediato; nell’ambito dell’attività lavorativa può determinare danni più o meno gravi a persone o cose.

  • incendio, esplosione
  • allagamento
  • terremoto
  • cedimento strutturale di edifici o impianti
  • infortunio grave
  • malore
  • emergenza sanitaria

Le emergenze dovute ad allagamento e terremoto possono sussistere in condizioni valutabili in base alle caratteristiche del territorio di ubicazione dell’insediamento produttivo medesimo.

Il cedimento strutturale è un’emergenza che deve essere analizzata in funzione delle caratteristiche della struttura stessa oggetto della valutazione.

L’emergenza sanitaria (contagio) deve essere valutata in funzione delle caratteristiche dell’ambiente operativo se presenta possibilità di elevata promiscuità con soggetti a rischio.

L’emergenza incendio e l’emergenza sanitaria (infortunio o malore) devono essere analizzate meglio al fine di garantire un minimo di preparazione sui comportamenti corretti da adottare in tali frangenti.

 

Procedure di esodo

Qualsiasi persona che si trovasse presente sul luogo dell’emergenza (incendio, scoppio od altro) dovrà comportarsi come segue:

  • lanciare subito l’allarme telefonando al Responsabile dell’emergenza indicando le caratteristiche dell’emergenza in corso;
  • sospendere le attività operative in corso;
  • evitare, qualora ci si trovasse in altra area del complesso, di raggiungere il proprio posto di lavoro attenendosi alle disposizioni impartite;
  • non fare uso degli idranti (operazione riservata ai Vigili del Fuoco o personale abilitato) sia perché in presenza di corrente elettrica si potrebbero creare contatti e folgorazioni, sia perché risulterebbe pericoloso l’uso della manichetta se effettuato da persone non esperte;
  • non richiedere, di proprio arbitrio, l’intervento dei Vigili del Fuoco o di altri organismi esterni;
  • a seguito di avvenuta comunicazione, abbandonare l’area con calma seguendo le indicazioni fornite dal personale;
  • non sostare nelle immediate vicinanze delle uscite esterne ma portarsi nei luoghi di raduno previsti sia per essere più facilmente identificati sia per non ostacolare gli eventuali soccorsi;
  • rientrare nelle aree di lavoro solo quando espressamente autorizzato dal Responsabile dell’emergenza.

Il Responsabile dell’emergenza, ricevuta la segnalazione:

  • darà l’allarme di evacuazione al fine di consentire la predisposizione per l’allontanamento di tutto il personale dal complesso;
  • si metterà in contatto con il personale della squadra di pronto intervento per la definizione delle operazioni previste dalle schede tecniche predisposte in base alle diverse tipologie di rischi presenti nell’attività;
  • interverrà sul principio di incendio, con un estintore idoneo, in funzione delle proprie capacità, possibilità e della formazione ricevuta, senza mettere in pericolo la propria incolumità fisica.

Al suono del segnale di emergenza tutto il personale non direttamente interessato in operazioni di emergenza si metterà in condizioni di preallarme fermando in sicurezza le attività operative e si comporterà come indicato nelle raccomandazioni dello specifico punto.

Il personale così avvisato si recherà presso il posto di raduno prestabilito.

Ai fini dell’abbandono dei posti di lavoro si ricordano le seguenti modalità:

  • a seguito dell’avviso di emergenza abbandonare senza indugi il proprio posto dopo averlo messo in sicurezza;
  • uscire dai luoghi di lavoro con calma e seguendo i percorsi più brevi per raggiungere l’uscita;
  • non sostare per il recupero di oggetti o telefonate;
  • raggiungere e sostare nel punto di raduno;
  • svolgere un’azione di verifica al fine di valutare l’eventuale assenza non giustificata di colleghi e provvedere a richiederne la ricerca;
  • attendere comunicazioni dal Responsabile dell’emergenza circa i futuri comportamenti.