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I costi standard nell’istruzione | Sicurezza Lavoro Scuole

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I costi standard nell’istruzione

Sicurezza Lavoro Scuole

Suor Anna Monia Alfieri, si è laureata in Giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 2001. Ha conseguito il Magistero di Teologia, indirizzo pedagogico-didattico presso l’ISSR di Milano e la laurea in Economia nell’Università Cattolica del Sacro Cuore nel 2007. Dal 2012 è Presidente della Fidae Lombardia e dal 2017 collabora con la Fondazione Asso.Safe al Progetto di sensibilizzazione contro il bullismo e il cyberbullismo Frena il Bullo.

Mentre si susseguono numerosi i fatti di cronaca che stigmatizzano violenze a scuola di vari studenti della Penisola, non mancano purtroppo le “ricette” di soluzioni semplicistiche al problema.

Nemmeno la scuola è indenne dal costume italiano di trasformare gli accadimenti in “fenomeni”, da curare con pillole di saggezza spiccia o direttamente con il Codice Penale: c’è, infatti, chi invoca un richiamo al contratto dei docenti per tutelarli da ragazzi bulli e genitori violenti, chi propone di chiamare i Carabinieri… Uno scenario da Far West. D’altra parte, allo stato dei fatti, non ci sono soluzioni miracolistiche.

Innanzitutto, non occorre affatto invocare nuove leggi (come se il Legislatore non avesse nulla da fare e occorresse a tutti i costi riempirgli l’agenda): sarebbe sufficiente applicare quelle che già esistono.

A che cosa serve riconoscere un diritto se poi non lo si garantisce? All’art. 3 dei princìpi fondanti della Costituzione, è scritto: «È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio».

Ma dove sta la libertà di esercitare questo dovere e diritto? La libertà implica una possibilità di scelta, che necessariamente – se non si vuol ricadere in quella contraddizione in termini che, per dirla con le parole di Aristotele, ci rende “come dei tronchi” – domanda pluralismo educativo.

In parole povere, il genitore cittadino italiano deve scegliere una buona scuola pubblica, come è definita dalla Legge 62 del 2000: la scuola pubblica statale (cioè dallo Stato gestita e controllata) e la scuola pubblica paritaria (quella scuola che dallo Stato non è gestita, ma controllata).

Gli aggettivi “pubblico” e “statale” non sono sinonimi. Ciò che è “pubblico” non è necessariamente “statale”, cioè prescinde dal soggetto gestore.

Il San Raffaele è “pubblico”, cioè serve a tutti e quindi riceve fondi pubblici, ma non è “statale” (per sua fortuna, direbbero i maligni). Ma il genitore cittadino italiano può scegliere per il proprio figlio l’educazione che desidera? Può. Solo se è ricco.

Il ricco può scegliere, per il proprio figlio, la scuola pubblica che desidera. Il povero no.

In realtà, in Italia, la famiglia povera è considerata dallo Stato “incapace di intendere e di volere”. Può scegliere, infatti, di ricoverare il nonno al San Raffaele pagando un ticket, ma non può scegliere di educare il figlio presso una buona scuola pubblica paritaria, la quale fa parte, come la pubblica statale, del Servizio Nazionale di Istruzione. Infatti i genitori, con il loro lavoro, non riescono a pagare e le tasse per la scuola pubblica statale e la retta che fa funzionare la scuola pubblica paritaria che vorrebbero. I poveri, insomma, non ce la fanno a pagare due volte per esercitare il loro diritto di libera scelta, nonostante la Costituzione reciti: «La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali (art. 33, comma 4)».

In Italia il figlio dell’operaio e quello del portinaio non possono scegliere una buona scuola pubblica paritaria, mentre può farlo il figlio del deputato.

La famiglia povera, dunque, deve iscrivere il figlio alla scuola pubblica statale, anche se sarebbe felice di scegliere una pubblica paritaria. Dunque… lo Stato italiano ha forse applicato il secondo comma dell’art. 30: «Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti»? Parrebbe di sì!

Una libertà così calpestata poteva forse non alimentare il processo di delegittimazione del ruolo dei genitori e, con loro, dei docenti?

Una scuola che negli anni ha rifiutato la valutazione e la meritocrazia, una scuola preda dei sindacati, che l’hanno ridotta ad ammortizzatore sociale, poteva forse aspettarsi un esito differente?

E oggi, pur di continuare a negare l’urgenza di garantire la libertà di scelta educativa ai genitori (assicurata invece, ad esempio, nella laica Francia), si stigmatizzano gli studenti come violenti, si rispolvera la notizia di reato e la pena, invocando i CC nelle classi… Follia, ignoranza o – peggio – malafede?

Si ricorda che l’art. 3 della Costituzione recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini (…)». Si ricorda inoltre che la Legge 62/2000 ha dichiarato “pubbliche” le scuole paritarie, equiparandole in tutto alle statali, esclusa – piccola svista! – la parte economica.

Il Parlamento Europeo ribadisce (risoluzione del 14 marzo 1984, art. 7): «La libertà di insegnamento e di istruzione comporta il diritto di aprire una scuola e svolgervi attività didattica. Tale libertà comprende inoltre diritto dei genitori di scegliere per i propri figli, tra diverse scuole equiparabili, una scuola in cui questi ricevano l’istruzione desiderata». E all’art. 9 si legge, dal punto di vista del docente: «Il diritto alla libertà d’insegnamento implica per sua natura l’obbligo per gli Stati membri di rendere possibile l’esercizio di tale diritto anche sotto il profilo finanziario e di accordare alle scuole le sovvenzioni pubbliche necessarie allo svolgimento dei loro compiti, all’adempimento dei loro obblighi in condizioni uguali a quelle di cui beneficiano gli istituti pubblici corrispondenti, senza discriminazione nei confronti degli organizzatori, dei genitori, degli alunni e del personale».

Affermazioni riproposte dallo stesso Parlamento UE con la risoluzione dell’ottobre 2014.

Ma come potrà, oggi, lo Stato italiano – stremato da corruzione, sprechi, disonestà – permettere ai genitori poveri di scegliere le scuole paritarie?  È necessario, dunque, spendere meglio e di meno. Come?

La via maestra per assicurare una effettiva autonomia delle istituzioni scolastiche e una reale parità scolastica passa dalla riorganizzazione del finanziamento dell’intero Sistema Nazionale di Istruzione attraverso la definizione del costo standard di sostenibilità per allievo.

Lo dimostra scientificamente – dati alla mano – il saggio Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato, ed. Giappichelli 2015, di Alfieri, Grumo, Parola, con la prefazione dell’on. Stefania Giannini.

In pratica, dotando ogni alunno di un cachet da spendere nell’istituto pubblico (statale o paritario) che intende scegliere, si realizzerebbe finalmente il pluralismo educativo, dando così alle famiglie la possibilità di decidere fra una buona scuola pubblica statale e una buona scuola pubblica paritaria, a costo zero.

Si attiverebbe, inoltre, una sana concorrenza tra le scuole pubbliche, statali e paritarie, mirata al miglioramento dell’offerta formativa. Non esiste alternativa scientificamente valida.

Il fenomeno sociale odierno ci impone una riflessione non punitiva o di tutela, bensì di garanzia del diritto fondamentale dei genitori, che è quello di esercitare liberamente la propria responsabilità educativa: solo da qui potrà scaturire la legittimazione di tutte le parti coinvolte.

I sindacati, i politici, i cittadini sono disponibili ad essere seri su questo tema? Oppure ci stiamo avviando verso una campagna contro il bullismo minorile nei confronti del corpo docenti combattuta nel tribunale televisivo, con la conseguente punibilità del minore sotto i 14 anni e, a cascata, dei genitori?

La conseguenza: sovraffollamento delle carceri e defezione della classe docente. È il rischio della scuola unica di regime. O della fine della scuola. Che si spera non arrivi.

 

Suor Monia Alfieri, Esperta di politiche scolastiche

Dai corsi universitari tramite corrispondenza allo standard SCORM | Corsi e-learning Milano

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Dai corsi universitari tramite corrispondenza allo standard SCORM

Corsi e-learning Milano

Quando sentiamo parlare di e-learning subito pensiamo ad internet e ai computer. Associamo ovviamente questo termine ad oggetti e sistemi che ben conosciamo e che utilizziamo quotidianamente ma raramente ci poniamo la questione di capire cosa c’è dietro a questa semplice parola.

Perché la rete è semplice, bastano pochi clic o qualche tocco nel nostro smartphone che accediamo a qualsiasi contenuto motori di ricerca, notizie, video, scriviamo una mail, digitiamo un testo o consultiamo la nostra rubrica.

Quando si parla di e-learning però le questioni tecniche assumono un valore molto più importante. Il sito internet che ospita dei corsi deve rispettare delle norme molto più stringenti. Proprio per questo motivo alla fine degli anni 90 si è sviluppato un sistema che avesse come scopo quello di rendere universale la fruizione di contenuti e-learning. Ma storia della formazione a distanza affonda le sue radici ben più lontane nel tempo. Addirittura alla fine dell’800 quando lo Stato di New York, negli U.S.A., autorizzò le lauree per corrispondenza.

Questo modello di formazione a distanza, di cui rimangono purtroppo poche testimonianze, era rivolto quasi esclusivamente ad un pubblico adulto e prevedeva delle lezioni inviate per posta che spesso contenevano anche istruzioni per lo studio e l’unico vero contatto tra docente e discente era il test di verifica anch’esso inviato tramite posta. Tutto il sistema di formazione a distanza di questo tipo viene generalmente definito di Prima Generazione.

Lo sviluppo dell’istruzione a distanza, quella che noi oggi chiamiamo comunemente FAD, è sempre stata dettata dai mezzi a disposizione.

Nasce così, con l’arrivo delle radio e successivamente della televisione, la Seconda Generazione della formazione a distanza. Questa è caratterizzata dall’introduzione di contenuti audio e video che rendono i contenuti più semplici da capire anche ad un pubblico non esperto.

Il sistema è comunque ancora corredato di supporti cartacei sia per approfondire i temi svolti sia per la verifica successiva dei contenuti. Inoltre ad affiancare la tecnologia televisiva nascente si introduce il supporto telefonico che rimarrà di fatto in vigore fino ad oggi come sistema di interfacciamento diretto tra docente e discente.

Lo vediamo tutt’oggi infatti nella piattaforma di e-learning 81fad.com dove ai più moderni sistemi di contatto come email e messaggi direttamente inviabili attraverso il sistema LMS viene affiancato un servizio di tutoraggio, sia tecnico che sui contenuti, per aiutare l’utente che dovesse per qualche ragione trovarsi in difficoltà.

Agli inizi degli anni ’80 viene inoltre introdotto l’utilizzo delle videocassette VHS, standard utile per la diffusione di contenuti video che così non necessitano più di vincolare il discente a determinati orari ma gli permettono una fruizione ancora più personalizzata e più simile alla concezione moderna di FAD.

Solo con l’avvento di internet a metà degli anni ’80 diventa finalmente possibile fruire delle lezioni attraverso i primi personal computer.

Le prime lezioni vengono erogate dal New Jersey Institue of Technology nel 1984 e permettono quindi di laurearsi frequentando i corsi direttamente da casa.

Negli anni 90 la rapida diffusione dei CD-ROM permette finalmente di implementare ai contenuti testuali anche video e audio in una discreta qualità aprendo quella che viene definita l’era del CBT (Computer Based Training).

Il Computer Based Training o CBT (“insegnamento basato sul computer”) è un metodo di insegnamento basato sull’uso di speciali software didattici per computer o di altro software dedicato (in forma di CD-ROM, DVD-ROM e così via).

Può essere applicato nella formazione a distanza all’interno di uno specifico progetto educativo o nel contesto di un apprendimento autodidatta.

Per ovvi motivi, si tratta di un approccio particolarmente efficace per insegnare l’uso di applicazioni software; quasi tutte le applicazioni moderne sono dotate di un tutorial in linea che si può considerare un esempio di software per il CBT. Sono tuttavia diffusi anche programmi per lo studio delle lingue o di altre materia non informatiche.

Il CBT in senso stretto può coesistere ed essere integrato con altre forme di insegnamento che impiegano il computer in altri modi, per esempio la formazione a distanza con l’e-learning o il sistema misto (frontale e informatizzato “blended learning”).

Ma è solo nel 1999 che nascono i primi sistemi LMS (Learning Managamente System – Sistemi di Gestione dell’Insegnamento).

Questi nuovi sistemi aprono nuove pos sibilità e la discussione degli esperti e dei tecnici di e-learning si sposta su un modello di sviluppo nuovo che tenta di uniformare il sistema di apprendimento online. Questa nuova ricerca porterà alla nascita del modello che ad oggi chiamiamo SCORM.

Ma come funziona?

Il sistema SCORM ha come scopo principale la standardizzazione (ma solo a livello tecnico) del percorso formativo e quindi della sua fruizione. Infatti esso non è altro che un file che è in grado, attraverso l’utilizzo di una piattaforma SCORM compatibile, come ad esempio 81fad.com, di essere esportato, importato e utilizzato in qualsiasi altra piattaforma di e-learning che sia ovviamente compatibile anch’essa con lo standard SCORM.

Le principali caratteristiche dello standard SCORM sono:

  • Essere catalogabile attraverso dei metadati (campi descrittivi predefiniti) in modo da poter essere indicizzato e ricercato all’interno dell’LMS. I campi descrittivi richiesti sono molti, non tutti obbligatori. Viene ad esempio richiesto l’autore, la versione, la data dell’ultima modifica fino ad arrivare ai vari livelli di aggregazione tra i vari oggetti. Il tutto viene archiviato nella sezione in un file chiamato xml.
  • Poter dialogare con l’LMS in cui è incluso, passandogli dei dati utili al tracciamento dell’attività del discente, ad esempio il tempo passato all’interno di una certa lezione, i risultati conseguiti in un test e i vincoli previsti per passare all’oggetto successivo. Il dialogo avviene attraverso dei dati che passano dal LO all’LMS e dall’LMS al LO. Il linguaggio con cui si comunica è il JavaScript che viene interpretato da una API (Application programming interface) che funge da ponte tra i dati che i due elementi (LMS e LO) si trasmettono.
  • Essere riusabile: l’oggetto deve essere trasportabile su qualsiasi piattaforma compatibile senza perdere di funzionalità. Questo principio è alla base dello standard in quanto, rispettando le direttive di costruzione, l’oggetto e la piattaforma non devono essere modificati per attivare le funzionalità di tracciamento e catalogazione.

Un materiale didattico SCORM è un file con estensione zip, oppure pif, che contiene all’interno diverse sezioni relative alla struttura, alla descrizione con metadati ed al suo funzionamento all’interno di un LMS.

L’attuale legge è molto rigida a rigurado di questo standard. Per essere legalmente valido lo svolgiomento di un corso dev’essere necessariamente eseguito attraverso un corso creato con lo standard SCORM che permetta quindi una tracciabilità completa del percorso eseguito dal discente.

Quindi solo una piattaforma SCORM abilitata come 81fad.com è in grado di fornire tutti gli strumenti necessari affinché la formazione rispetti le prerogative previste dall’Accordo Stato-Regioni del 7 Luglio 2017 dando quindi la certezza non solo di rispettare la norma di legge ma anche un percorso formativo corretto ed efficace.

 

Per. Comm. Alberto Faggionato, Responsabile Informatico della Fondazione Asso.Safe

Piattaforme gestionali in cloud. Benvenuti nel web 2.0 | corsi e-learning Bergamo

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Piattaforme gestionali in cloud. Benvenuti nel web 2.0

corsi e-learning Bergamo

Nella continua evoluzione del web abbiamo visto negli ultimi anni la proliferazione di numerosissime applicazioni che sembrano sempre più simili a veri e propri programmi piuttosto che a semplici siti internet.

La rete, agli albori del suo sviluppo, era caratterizzata da un numero sempre più crescente di fruitori ma un numero abbastanza limitato di editori.

Mentre salivano esponenzialmente il numero di utenti e aziende che connetteva i propri sistemi alla rete aumentavano in maniera meno esponenziale coloro che erano in grado di pubblicare sul web. I siti internet, per essere realizzati, necessitavano di una conoscenza di linguaggi molto complessi che solo coloro che studiavano nel campo dell’informatica potevano avere.

Non solo il linguaggio di programmazione utilizzato era complesso ma non permetteva la realizzazione di siti complessi e l’interattività era fortemente limitata.

I banner pubblicitari ad esempio iniziarono a comparire solo a metà degli anni ‘90 ed erano molto basilari con immagini formate da pochi pixel e con animazioni limitatissime anche se già in piccola parte già presenti grazie all’utilizzo delle prime immagini in formato gif (le antenate di quelle che oggi ritroviamo sempre più spesso nei Social Network).

Oltre al linguaggio a rendere limitata la rete era la velocità di connessione. Fino agli inizi degli anni duemila la maggior parte delle connessioni si basava su un sistema analogico con velocità limitate a 56kbit al secondo.

Scaricare una fotografia ad esempio poteva richiedere oltre un minuto e inserire contenuti multimediali era praticamente un’utopia. Alcuni, nonostante le limitazioni, provavano a caricare video nei loro siti ma essi erano di qualità molto bassa e spesso realizzati in maniera poco più che amatoriale.

Il passaggio dalle reti di tipo analogico (caratterizzate dal famoso rumore gracchiante dei primi modem) alle più per- formanti reti di tipo digitale come l’adsl prima e la fibra ottica poi ha potuto quindi “liberare” la creatività degli editori online dando loro nuovi strumenti e la possibilità di rendere più attivi gli utenti.

Parallelamente si sono iniziati a sviluppare sistemi per la realizzazione di siti internet più dinamici e semplici da usare portando sempre più persone a aziende a creare proprie vetrine online sempre più accattivanti e ricche.

La nascita poi dei social network ha sdoganato anche per gli utenti meno esperti la rete internet dando a tutti la possibilità di pubblicare in apposite piattaforme contenuti personali più o meno complessi e articolati.

La maggiore velocità della rete e la diffusione capillare della stessa attraverso l’uso degli smartphone, ha inoltre portato allo sviluppo dell’ormai famosissimo Cloud ovvero la possibilità di memorizzare i propri dati direttamente in rete potendo così accedere ai propri file da qualsiasi dispositivo connesso.

Il cloud sembra essere di conseguenza la vera rivoluzione degli ultimi 5 anni, al motto di “Sempre e ovunque!” abbiamo imparato come sia semplice gestire un numero elevato di dati da qualsiasi luogo e da qualsiasi dispositivo.

Grazie a questa evoluzione vi è stata la nascita di siti così complessi da poter diventare dei veri e propri sistemi di gestione aziendale online basati su sistemi di tipo cloud.

Le aziende di sviluppo software hanno così spostato la loro attenzione nella realizzazione di soluzioni completamente online come ad esempio la creazione di software amministrativi o, nel campo della sicurezza sui luoghi di lavoro, piattaforme in grado di rendere fruibili molti corsi direttamente online, ma anche gestionali in grado di pianificare la formazione direttamente in internet come la Piattaforma Gestionale A.D.L.I. 2.0 che permette di collegarsi in ogni momento da qualsiasi dispositivo.

Proprio quest’ultima ad oggi rappresenta un esempio nel campo dei sistemi cloud.

E’ possibile attivare in qualsiasi momento un corso e un registro riducendo le tempistiche di realizzazione dalla richiesta del registro all’emissione degli attestati.

La piattaforma infatti permette in tempo reale la richiesta di attivazione di un corso anche nella stessa fase di ordine dal cliente, che per esigenze aziendali, potrebbe avere la necessità di richiedere una formazione anche a distanza di 24 ore lavorative.

Questo è possibile solo grazie alla realizzazione di sistemi complessi nella loro realizzazione ma estremamente semplici nell’utilizzo, requisito fondamentale per rendere un software non solo utile ma anche “user friendly” (tradotto letteralmente “amico dell’utente”).

Il principio del cloud è infatti quello di rendere ancora più veloci operazioni che un tempo richiedevano passaggi molto complessi. Infatti era necessario l’utilizzo di diversi software dedicati per realizzare solo una parte delle operazioni che ora sono possibili grazie ad un’unica piattaforma in molti dispositivi.

Si superano le barriere legate ad esempio al sistema operativo, spesso ci capita infatti di parlare con nostri conoscenti elogiando una particolare app professionale per poi scoprire l’incompatibilità con il sistema utilizzato invece dal nostro interlocutore.

Oppure altri casi molto frequenti riguardano la necessità di recuperare determinati dati di un’azienda quando non ci si trova in ufficio e si ha la necessità di accedervi da uno smartphone o da un tablet. Il cloud si propone proprio di risolvere questo genere di problematiche che fino a 10 anni fa erano grossi scogli nelle attività lavorative.

E’ proprio grazie a questi sviluppi che ad oggi l’Associazione A.D.L.I. è in grado di fornire ai propri iscritti strumenti completi e affidabili e soprattutto in continuo sviluppo senza rendere complicato il lavoro di chi si dovrebbe preoccupare solo ed esclusivamente di diffondere la cultura della formazione e della sicurezza.

 

Per. Comm. Alberto Faggionato, Responsabile Informatico della Fondazione Asso.Safe

L’importanza della formazione per gli istituti di credito| Corso formazione Bergamo

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L’importanza della formazione per gli istituti di credito

Corso formazione Bergamo

La corretta gestione degli obblighi formativi per quanto riguarda la prevenzione e protezione dei lavoratori ha assunto negli anni una valenza sempre maggiore poiché, al di là degli aspetti sanzionatori, rappresenta una necessità sociale per ogni azienda.

La sensibilità sul tema della sicurezza risente della percezione che i dipendenti hanno del pericolo durante lo svolgimento della propria prestazione lavorativa ed in un ambiente ”sicuro” come un ufficio o una filiale bancaria tale sensibilità risulta generalmente bassa.

Il cosiddetto “lavoro d’ufficio” non espone a rischi rilevanti, per cui le difficoltà maggiori sono rappresentate dalla polarizzazione delle risorse, raggruppate in unità relativamente piccole, su un territorio molto vasto; ciò comporta spesso di ritrovarsi ad inseguire situazioni discoperture formative, generate dalle prioritarie esigenze commerciali.

I professionisti della Safety si trovano quindi a dover coadiuvare i Datori di Lavoro nel garantire il rispetto degli obblighi normativi in una situazione commerciale di grande movimentazione del personale e con una percezione di necessità relativamente bassa per l’assenza, fortunatamente, di infortuni rilevanti sui luoghi di lavoro.

L’anacronismo è che una centrale nucleare, un’agenzia bancaria ed il fruttivendolo sotto casa devono ottemperare, con piccole differenze, alla stessa normativa in merito alla salute e sicurezza su luoghi di lavoro decisamente diversi.

Il Gruppo Banca Carige (che comprende Banca Carige, Banca del Monte di Lucca, Banca Cesare Ponti, Creditis e Centro Fiduciario) ha sempre affrontato in maniera molto decisa la tematica della formazione “safety” ed infatti, numeri alla mano, circa il 50% del personale attualmente in servizio risulta formato sia all’antincendio che al primo soccorso.

Questo sforzo è reso necessario dall’impostazione che ci siamo dati: in ogni unità lavorativa devono essere presenti almeno due addetti correttamente formati per ogni emergenza ed un Preposto alla sicurezza generale.

Tutti i Direttori di filiale o referenti “Spoke” ed i Responsabili d’ufficio sono stati infatti individuati nel ruolo di Preposti e conseguentemente formati, i Dirigenti svolgono la loro mansione a seguito di una nomina di Dirigenti per la Sicurezza e della relativa formazione, si aggiungono gli RLS e nell’ambito di una gestione interna del Servizio H&S anche due Responsabili e tutti gli Addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione.

Tutte queste figure sono ovviamente sottoposte agli aggiornamenti di legge previsti e vengono periodicamente richiamate facendo riferimento ad uno scadenziario emanazione diretta dei loro curricula formativi.

Nel corso degli anni, seppur come anticipato il lavoro d’ufficio non sia certamente fra i più rischiosi, abbiamo potuto verificare sul campo l’importanza della formazione erogata a tutti i livelli.

Essendo l’Ufficio Sicurezza e Monitoraggio Frodi/Reparto Safety il referente per il Sistema di Gestione Salute e Sicurezza, abbiamo avuto modo di sentire crescere la sensibilità dei colleghi sui temi della prevenzione ed in occasione degli Audit Interni presso i luoghi di lavoro constatiamo ogni anno il maggior livello di attenzione con cui sempre più dipendenti approcciano la propria postazione e tutelano l’ordine e la pulizia.

Puntuali arrivano, anche al nostro Ufficio Tecnico, le segnalazioni che riguardano condizioni di microclima non adeguato, ergonomie delle postazioni che non siano più consone, vie di esodo ingombre o malfunzionamenti nelle uscite di sicurezza, ritardi manutentivi nei presidi antincendio fino ai cavi dei personal computer fascettati in maniera non idonea.

Risulta evidente come nel corso degli anni, sia il miglioramento della proposta formativa che, nel nostro caso, l’implementazione di un Sistema di Gestione della Salute e Sicurezza abbiano portato ad una sempre maggiore consapevolezza dei rischi celati nei luoghi di lavoro ed hanno chiarito i comportamenti da tenere e le responsabilità di ognuno, a seconda del ruolo ricoperto in azienda.

La consapevolezza di poter intervenire per aiutare chiunque dovesse essere in difficoltà si è manifestata anche nei confronti della clientela: abbiamo avuto diverse segnalazioni di corrette gestioni di infortuni all’interno delle nostre agenzie, fortunatamente sempre riguardo incidenti di relativa entità (per esempio schiacciamenti di arti nelle bussole motorizzate, scivolamenti, svenimenti).

Un aspetto formativo non trascurabile, che viene ancora erogato da personale interno, è quello che prepara i colleghi all’evento rapina: è sempre complesso trasmettere in aula i principi con cui dovrebbe essere affrontato un evento tanto traumatico ma abbiamo riscontrato dalla gestione degli eventi criminosi, di cui purtroppo siamo stati oggetto, che mediamente i colleghi sono più preparati e quindi anche più pronti, avendo affrontato la situazione acuta nella maniera migliore, a metabolizzare i sentimenti post evento.

E’ facile immaginare quanto possa essere complessa l’erogazione di tutto questo corpus formativo, che si fa ad aggiungere ad altre necessità di tipo più commerciale ed operativo, nei confronti dei dipendenti di un’azienda ramificata come un gruppo bancario che ha praticamente tutti gli uffici di sede (compreso il centro formativo) in una sola città.

Non tutti i corsi, mi permetto di aggiungere fortunatamente, possono essere erogati in modalità e-learning e spesso i colleghi non riescono a partecipare per necessità operative: le filiali non possono essere chiuse!

Con il periodo di contrazione degli organici che tutti gli istituti stanno affrontando negli ultimi anni è facile immaginare come anche l’assenza di una risorsa possa creare nocumento alla corretta operatività di un’unità.

In questo contesto di difficoltà organizzative e necessità normative si va ad inquadrare la collaborazione nata con la Fondazione Asso.Safe che ci permette di poter erogare formazione di qualità nelle vicinanze dei luoghi di lavoro in maniera da non dover costringere il collega ad impegnative trasferte, difficili da incastrare nella routine dei compiti lavorativi.

La soluzione ci permette anche di indirizzare i colleghi a classi miste, ovvero composte da persone che svolgono attività differenti da quella bancaria e che quindi portano diversi spunti di approfondimento, aumentando sia il livello di attenzione che arricchendo l’esperienza formativa.

 

A cura dell’Ufficio Tecnico-Sicurezza della Banca Carige

Partecipazione attiva: dal mondo del lavoro a quello della formazione | Formazione sicurezza Bergamo

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Partecipazione attiva: dal mondo del lavoro a quello della formazione

Formazione sicurezza Bergamo

Ogni cosa che ci circonda, dalla più piccola alla più grande, ci sottolinea come sia necessaria una perfetta sincronizzazione e coordinazione, affinché tutto possa funzionare in maniera armonizzata.

Nel momento in cui questi meccanismi di funzionamento sincroni, vengono in qualche modo “deviati”, si generano catastrofi di ogni genere.

La stessa “procedura” viene utilizzata dal nostro corpo: ogni cellula, ogni nervo e ogni organo lavora per rendere efficiente la macchina nella sua totalità…

Un cuore che pompa il sangue facendolo arrivare ovunque serva, i reni che lo purificano espellendo sostanze di scarto attraverso l’urina, gli organi preposti a fornirci l’energia di cui abbiamo bisogno affinché possiamo essere in grado di svolgere le normali attività quotidiane.

Non voglio parlare di fisiologia umana, tranquilli, non ne avrei di certo le competenze, ma mi solletica l’idea di paragonare il lavoro del network della nostra Fondazione al lavoro sincopato che, incessante, fa il nostro corpo per garantirne il perfetto funzionamento.

In questi ultimi due mesi, in cui abbiamo cominciato ad erogare la formazione ai dipendenti di tutte le filiali della Carige spa, operanti sul territorio nazionale, sotto una lente di ingrandimento, ho visto come, ogni ingranaggio della Fondazione, lavora in funzione di tutti gli altri, e non per tentativi ed errori, ma, mettendo in campo un insieme di capacità e competenze, in grado di combinare, in maniera esaustiva, le esigenze di ciascuno (dal committente, ai docenti, ai discenti, ai collaboratori della Fondazione, fino alle risorse esterne).

Certo è che né l’una né l’altra (capacità e competenze), sono in grado di garantire che ciò possa, ipso facto, evitare che si possano verificare problematiche o la necessità di ripianificare un intervento, nonostante la sua messa in opera, se non ci fossero le teste. Non si tratta di “teste piene o teste vuote”, ma di TESTE CHE FUNZIONANO.

E per dirla con Perrenoud “la competenza è la Capacità di agire in una situazione data, capacità che si fonda su alcune conoscenze, ma non si riduce ad esse”.

La competenza e la capacità di riconoscere le risorse necessarie da mettere in campo, se utilizzate in maniera sinergica, rendono, l’azione, mirata alla risoluzione di una situazione complessa, efficace.

Il lavoro della Fondazione, consentitemi, reticolare, funziona anche grazie alla cooperazione ed alla competenza di tutti quei centri che, facendone parte, si sono attivati ed adoperati, per consentirci di garantire la formazione di aggiornamento di primo soccorso e di aggiornamento per i preposti, agli oltre 1000 dipendenti della Carige, presenti in tutte le Regioni italiane.

Di fondamentale importanza, inoltre, ai fini di una progettazione e programmazione degli interventi formativi efficace, è la comunicazione interattiva con l’ufficio delle risorse umane della Carige, senza la quale, di certo, il nostro compito sarebbe stato più arduo.

Il costante monitoraggio al termine delle formazioni, ci consente di rilevare tempestivamente eventuali criticità e di intervenire su di esse con azioni decise di rottura di tanti schemi concettuali, che altrimenti le renderebbero paradigmatiche e appiattite ad un “ciclo produttivo” di mera adesione burocratico – normativa.

Partendo dalla mappatura delle filiali, abbiamo attivato un sistema di assessment, che ci potesse consentire, in prima battuta, di effettuare una pianificazione per l’erogazione delle formazioni nel periodo maggio – dicembre 2017. Ciò ha consentito ai dipendenti Carige di poter scegliere la data di fruizione della formazione, in base alle necessità sia aziendali che individuali.

Garantire che gli adempimenti normativi vengano soddisfatti, significa avvalersi di personale docente che abbia un bagaglio unico per competenza e capacità, frutto di attività maturate sul campo, in grado di tarare gli interventi formativi in base alla realtà lavorativa di ciascuno. Di fatto, i nostri docenti, non si limitano ad una enunciazione normativa, né ad una successione di pratiche operative, ma ad una vera e propria organizzazione ed animazione della formazione, richiamando situazioni di apprendimento che si riferiscono a situazioni reali, in cui il soggetto è chiamato ad esercitare ruoli attivi.

L’iniziale propensione all’entropia che caratterizza i discenti, dominati dai processi di inerzia che replicano il “già noto”, viene, sovente (almeno questo emerge dai piani di monitoraggio) sostituita da un’energica curiosità e voglia di apprendimento, che convalidano come mirata la formazione. Ciò fa si che i dipendenti non subiscano la formazione, ma diventino partecipanti attivi, i docenti traggano soddisfazione dal loro lavoro e la committenza riconosca l’importanza e l’efficacia del lavoro prestato.

Come già detto, grazie al supporto dei centri del network, le formazioni si svolgono prevalentemente in aula, ma laddove ciò non sia possibile, i nostri docenti erogano le formazioni all’interno delle nostre aule mobili.

Abilità, conoscenze, competenze e risorse, costituiscono la trama e, al contempo, rappresentano gli ingredienti fondamentali di un’azione formativa che agisce in modo significativo ed efficace a più livelli.

 

A cura di Mattia Mingardo – Presidente Fondazione Asso.Safe