corsi e-learning

Educare i giovani all’uso della rete: il difficile compito nell’era dei nativi digitali | Corsi sicurezza online

By / ASSISTENZA LEGALE, CORSI FORMAZIONE, SICUREZZA LAVORO / Commenti disabilitati su Educare i giovani all’uso della rete: il difficile compito nell’era dei nativi digitali | Corsi sicurezza online

Educare i giovani all’uso della rete: il difficile compito nell’era dei nativi digitali

Corsi sicurezza online

Primo smartphone a 3 anni, poi il tablet e infine il notebook o il pc. È ormai sempre più diffusa l’abitudine di dare dispositivi tecnologici già a partire da giovanissima età.

L’approccio di questi strumenti è così intuitivo che dopo aver imparato a camminare e forse ancora prima di parlare i bimbi utilizzano in totale destrezza qualsiasi smartphone o tablet.

I genitori di oggi sono cresciuti in un mondo in cui l’informatica rivestiva un ruolo molto differente. Tra gli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 il pc non era ancora entrato stabilmente dentro le mura domestiche.

Rimaneva uno sfizio per pochi che avevano la volontà di “navigare” tra righe di comando, e impegnativi programmi che richiedevano oltreché delle competenze avanzate anche una certa predisposizione a meccanismi ancora troppo poco intuitivi.

La diffusione dei primi computer con interfaccia grafica a buon mercato (Windows 95 e 98) ha avvicinato un’utenza maggiore al mondo dei pc ma la vera rivoluzione è stata a metà degli anni 2000. Inizialmente l’arrivo della banda larga, l’ADSL ha modificato l’approccio ad internet.

Le velocità di connessione, inizialmente decuplicate e successivamente centuplicate abbinate a piani tariffari flat (che permettevano una connessione illimitata ad un costo fisso) hanno reso accessibile molto più facilmente a contenuti prima considerati impensabili.

Con le vecchie connessioni solo per visualizzare una fotografia era necessario circa 1 minuto, con la prima generazione di ADSL si è passati a 8 secondi per poi arrivare ad oggi che con le connessioni 4g o a fibra ottica è necessario meno di un decimo di secondo.

Per caricare un filmato di qualche minuto attualmente sono necessari pochi secondi quando anche solo con le prime connessioni ADSL era comunque necessario attendere circa una decina di minuti.

In contemporanea con la diffusione delle reti ad alta velocità nascevano gli smartphones diffondendo definitivamente e in maniera capillare non solo l’uso della tecnologia ma soprattutto l’utilizzo di internet.

Ma gli smartphone, così come li conosciamo oggi, hanno appena 10 anni (2007 è stato l’anno di lancio del primo Iphone) e sono quindi ancora strumenti relativamente giovani e chi oggi li utilizza tutti i giorni ne può percepire solo relativamente l’impatto che essi possono avere nella quotidianità dei più giovani poiché le applicazioni utilizzate da un adulto sono diverse da quelle utilizzate da un teenager, che sono a loro volta diverse da quelle utilizzate da un adolescente e diverse ancora da quelle utilizzate da un bimbo delle scuole elementari.

I genitori di oggi, quando erano bambini o adolescenti, utilizzavano mezzi differenti per comunicare ed è quindi normale non capire a fondo la differenza tra il mondo di ieri e quello di oggi. La differenza che intercorre tra un sms inviato alla fine degli anni ‘90 e un WhatsApp nel 2018 è enorme nonostante la forma di comunicazione possa sembrare molto simile.

Ricordiamoci di come fino a 10 anni fa ogni singolo messaggio sms avesse un costo che ci faceva pensare più di una volta se privilegiare un messaggio rispetto ad un altro lottando su pochi centesimi per avere la tariffa migliore. Inoltre non esistevano le chat di gruppo che ad oggi rappresentano forse la più grande rivoluzione dei sistemi di chat mobile.

Proprio la semplicità che ha avvicinato gli adulti all’utilizzo di queste tecnologie è stata anche il vettore che ha permesso ai più giovani di venire a contatto con questi sistemi.

Infatti l’utilizzo di schermi touch abbinati ad un sistema estremamente intuitivo ha reso l’utilizzo di funzioni avanzate, che prima erano esclusiva di utenti esperti, alla portata di tutti.

Fino a poco più di 10 anni fa caricare un video in rete richiedeva capacità davvero avanzate: non bastava entrare in un profilo di YouTube, selezionare il video desiderato e premere un pulsante. Era necessario innanzitutto avere una telecamera in grado di registrare in digitale (i telefonini all’epoca non erano in grado di garantire una qualità video accettabile), caricare il video nel proprio PC, convertire il video affinché fosse compatibile con il formato del sito che lo accoglieva, trovare infine una piattaforma online che accettasse quel video. Inoltre gli unici sistemi per poi diffonderlo in rete erano le email e i forum che all’epoca stavano vivendo la loro “età dell’oro”.

Le difficoltà erano quindi oggettive e raramente chi utilizzava la rete utilizzava i video e le immagini come mezzo di diffusione dei contenuti (condizionati anche da una rete internet ancora lenta e poco efficiente).

Inoltre internet era un mondo caraterizzato dall’anonimato. Raramente si trovava il nome reale di un utente che pubblicava contenuti.

Era più facile “nascondersi” dietro a pseudonimi più o meno fantasiosi che tutto volevano tranne che essere riconoscibili e rincoducibili al reale proprietario di un account.

Era proprio la natura anonima a rendere la rete quel grande contenitore dove tutti potevano essere qualsiasi cosa.

Oggi l’utilizzo della rete è fortemente cambiato. L’anonimato ha lasciato la strada all’esposizione di se stessi. La rete è diventata una vetrina del proprio Io, un estensione della propria personalità che serve a delineare la propria unicità.

Non è facile per un adulto capire come un adolescente possa interfacciarsi ed esprimersi grazie a questa grande “piazza” che è la rete.

La diversità di linguaggio che è percepibile nel confronto più tradizionale tra un adulto e un bimbo attraverso la parola si amplifica ancora di più con la tecnologia dove non cambia solo il messaggio trasmesso ma anche lo strumento con il quale il messaggio stesso passa da un interlocutore ed un altro.

La diffusione rapida di applicazioni di tutti i generi non rende facile il controllo dei contenuti utilizzati da un ragazzino. Nuove applicazioni, nuovi giochi, nuovi strumenti per comunicare si rinnovano quotidianamente e non si fa in tempo a conoscere il funzionamento di un’applicazione che è già stata aggiornata nuovamente aggiungendo nuove funzionalità più o meno sicure.

Ultimamente si sono poi registrati casi molto preoccupanti inerenti alcune applicazioni rivolte ad un pubblico giovane. Alcune di queste app infatti esponevano dei banner pubblicitari che rimandavano a siti con contenuti a “luci rosse”.

Quando la cosa è stata scoperta Google e Apple hanno eliminato i “pericoli” ma questo non ha impedito che qualche bimbo abbia accidentalmente avuto accesso a questi contenuti.

Il problema è comunque arginabile facendo la giusta attenzione a limitare non tanto il tempo di utilizzo di questi strumenti quanto intervenendo per limitare l’accesso a determinati contenuti a priori.

Sono sempre più diffuse applicazioni che permettono innanzitutto il monitoraggio delle attività in un determinato dispositivo limitandone orario di utilizzo e soprattutto l’accesso a siti prestabiliti.

Da anni inoltre si discute di assegnare l’estensione di dominio .xxx proprio per rendere più facile il filtraggio di certi siti ai minori. La proposta ha avuto finora poco successo vista anche l’opposizione di coloro che sono “attori” di questo, mercato.

L’impostazione di applicazioni di questo genere è alla portata di tutti ma richiede comunque un certo impegno da parte dei genitori che devono quindi superare delle difficoltà oggettive che nascono spesso da un’educazione informatica in generale ancora molto carente.

Le scuole insegnano l’informatica già dalle elementari ma spesso si limitano a spiegare solo l’utilizzo di determinati programmi senza proporre un metodo generale. Non è infatti una materia, l’informatica, che si deve limitare ad un insegnamento nozionistico dei contenuti ma che deve trasmettere primamente una metodologia nell’affrontare lo strumento tecnologico.

Nell’affrontare nel quotidiano il lavoro di responsabile informatico io stesso dico ai miei colleghi di non domandarsi mai SE esiste un programma o un sito in grado di fare una determinata cosa ma piuttosto domandarsi COME è possibile fare una determinata cosa.

La diffusione di questa mentalità passa anche attraverso il lavoro che iniziative come Frena il Bullo, dove io stesso partecipo in veste di relatore e dove cerco di trasmettere non solo nozioni utili per non fare errori banali ma anche la cultura dell’informatica.

Inoltre sempre grazie alla collaborazione nata tra Fondazione Asso.Safe, A.D.L.I. e il S.I.A.P. vengono organizzate iniziative per insegnare anche ai genitori come difendere loro stessi e i loro figli dai pericoli non solo del bullismo e del cyberbullismo ma anche della rete stessa evitando a prescindere comportamenti errati o distrazioni varie.

Non deve però passare il messaggio che la tecnologia è un male e dev’essere eliminata. La tecnologia, nelle sue varie espressioni, è uno strumento utile che ha cambiato in meglio il nostro mondo ma essendo essa uno strumento è importante saperlo usare nella maniera migliore. Anche un’auto è uno strumento molto utile ma se usata male può uccidere.

 

Per. Comm. Alberto Faggionato, Responsabile Informatico della Fondazione Asso.Safe

 

Nasce il servizio 81fad.com VR Experience, la realtà virtuale applicata alla sicurezza sui luoghi di lavoro | Corsi e-learning sicurezza

By / ASSISTENZA LEGALE, CORSI FORMAZIONE, NEWS, SICUREZZA LAVORO / Commenti disabilitati su Nasce il servizio 81fad.com VR Experience, la realtà virtuale applicata alla sicurezza sui luoghi di lavoro | Corsi e-learning sicurezza

Nasce il servizio 81fad.com VR Experience, la realtà virtuale applicata alla sicurezza sui luoghi di lavoro

Corsi e-learning sicurezza

La Realtà Virtuale o VR (Virtual Reality in anglosassone) ha sempre rappresentato un obiettivo fin da quando è nato il cinema. Se alla fine dell’800 anche lo stesso cinema “tradizionale” poteva essere considerato una “Realtà Virtuale” con il passare degli anni si è cercato di rendere sempre più realistica la fruizione di contenuti video.

Il primo tentativo di realtà virtuale lo ritroviamo fin dagli anni ’50, più precisamente nel 1955 quando fu creato il Sensorama. Gli utenti erano seduti su una sedia che si muoveva insieme alla simulazione, mentre un grande schermo stereoscopico e casse stereo fornivano stimoli visivi e sonori. Vi era anche un tunnel del vento che simulava effetti d’aria e profumi. Era ovviamente uno strumento di grandi dimensioni e non uscì mai dallo stato prototipale.

A seguire furono creati numerosi altri prototipi che simulavano il mondo reale attraverso sistemi che non si discostano molto da quelli utilizzati oggi. Il principio base era sempre quello di proiettare due immagini differenti, una per occhio, che simulassero così la visione stereoscopica. I famosi occhiali con lenti rosse e ciano ne erano un primo esempio semplificato. Il primo prodotto commerciale a sfruttare un sistema stereoscopico fu il Nintendo Virtual Boy. Il prodotto aveva ovviamente scopo puramente ludico e permetteva la visualizzazione di immagini 3D monocromatiche caratterizzate da linee rosse che ricostruivano ambienti in tre dimensioni. All’epoca fu una rivoluzione dal punto di vista tecnologico soprattutto considerando che Nintendo fu in grado di commercializzare il dispositivo su larga scala cosa che prima di allora sembrava impossibile. Un’errata strategia di vendita errata insieme ad un parco titoli non all’altezza portò alla fine prematura della produzione di questo gioiello tecnologico.

Il fallimento commerciale del prodotto di Nintendo fece capire ai produttori del mondo Hi-Tech che le tecnologie non erano ancora pronte per lo sbarco nel mercato di massa ed accantonarono per molti anni lo sviluppo di sistemi stereoscopici.

Nel 2012, il lavoro di un teenager americano, portò alla rinascita dei sistemi di realtà virtuale. Il nome del progetto era Oculuis Rift, un sistema che sfruttava due schermi LCD ad alta risoluzione per proiettare una immagine stereoscopica che finalmente poteva garantire un livello di realismo tale da essere proposta al grande pubblico nuovamente come aveva fatto 20 anni prima Nintendo. Il sistema, tutt’oggi in via di sviluppo e aggiornamento, pecca soprattutto per la necessità di molta potenza di calcolo ottenibile solo collegandolo a PC di fascia medio-alta.

Nel 2014 vengono finalmente svelati nuovi sistemi che riescono a conciliare economicità e funzionalità utilizzando un sistema che per sua natura è di una semplicità disarmante. Infatti sfruttando la potenza di calcolo e i sensori sempre più precisi presenti sugli smartphone nascono i primi visori con lenti polarizzate che sfruttano per l’appunto il cellulare stesso come “schermo” il quale si divide in due parti visualizzate distintamente dall’occhio destro e dall’occhio sinistro.

Questo sistema evoluto permette finalmente di portare la tecnologia VR a persone e ambienti del tutto nuovi. Le esperienze possibili si moltiplicano con la diffusione di sistemi per la ripresa 3D specifici in grado di creare una resa eccezionale in termini di realismo e sensazione di immersione.

Proprio da questi presupposti nasce anche l’idea di portare la Realtà Virtuale anche all’interno del mondo della Salute e della Sicurezza sui luoghi di lavoro. Durante l’Expo Training 2017 infatti la Fondazione Asso.Safe ha lanciato un nuovo servizio all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, 81fad.com VR Experience è infatti un servizio offerto dalla Fondazione Asso.Safe ai propri centri convenzionati che ha come scopo sia l’informazione sui pericoli inerenti l’utilizzo di determinate attrezzature sia la formazione degli addetti che potranno verificare anche durante la fase di lezione in aula eventuali problematiche tipiche dell’utilizzo di determinati macchinari. Una visione stereoscopica sia di video che di immagini statiche permette quindi di capire meglio le necessarie misure di prevenzione di eventuali incidenti soffermandosi su aspetti che le semplici slide non possono fornire. Inoltre lo strumento può essere utile anche quando ci si interfaccia con i datori di lavoro per poter mostrare concretamente i pericoli che incorrono nell’utilizzo di determinate attrezzature. Infatti spesso che deve formare un addetto della propria ditta ignora completamente i pericoli che il suo dipendente corre quotidianamente. Si finisce con il credere che la formazione sia una mera questione formale mentre il pericolo è relegato all’alveolo delle fatalità.

La visione di un pericolo imminente attraverso la realtà virtuale permetterà a chiunque di capire questi pericoli con i “propri” occhi.

Il servizio offrirà quindi un sistema completo per la visualizzazione dei filmati in 3D che necessiterà di un semplice smartphone per funzionare.

Il servizio 81fad.com VR Experience infatti include il visore 3D personalizzato “81fad.com”, un’applicazione che permetterà di selezionare l’esperienza da visualizzare a seconda delle necessità dell’utente con un semplice tocco, la disponibilità di video a 360° in Virtual Reality in continuo aggiornamento.

Un servizio completo in grado di ottimizzare la gamma di servizi da offrire ai propri clienti e di grande impatto visivo ed esperienziale che oggi nasce all’interno della Fondazione Asso.Safe ma che rappresenta certamente il futuro da un punto di vista professionale.

7 anni fa veniva presentato il primo Ipad, e si cominciarono a vedere i primi tecnici e i primi agenti all’opera con quello che era all’epoca lo strumento futuristico per eccellenza, oggi smartphone e tablet fanno parte della nostra quotidianità così come lo saranno i visori 3D tra qualche anno. Proprio con questa ottica la Fondazione Asso.Safe ha deciso di proporre questo nuovo servizio ai propri centri per vivere già oggi la “normalità” di domani.

Per. Comm. Alberto Faggionato, Responsabile Informatico della Fondazione Asso.Safe

Punto di Vista – Novembre 2017

Dai corsi universitari tramite corrispondenza allo standard SCORM | Corsi e-learning Milano

By / CORSI FORMAZIONE, NEWS, SICUREZZA LAVORO / Commenti disabilitati su Dai corsi universitari tramite corrispondenza allo standard SCORM | Corsi e-learning Milano

Dai corsi universitari tramite corrispondenza allo standard SCORM

Corsi e-learning Milano

Quando sentiamo parlare di e-learning subito pensiamo ad internet e ai computer. Associamo ovviamente questo termine ad oggetti e sistemi che ben conosciamo e che utilizziamo quotidianamente ma raramente ci poniamo la questione di capire cosa c’è dietro a questa semplice parola.

Perché la rete è semplice, bastano pochi clic o qualche tocco nel nostro smartphone che accediamo a qualsiasi contenuto motori di ricerca, notizie, video, scriviamo una mail, digitiamo un testo o consultiamo la nostra rubrica.

Quando si parla di e-learning però le questioni tecniche assumono un valore molto più importante. Il sito internet che ospita dei corsi deve rispettare delle norme molto più stringenti. Proprio per questo motivo alla fine degli anni 90 si è sviluppato un sistema che avesse come scopo quello di rendere universale la fruizione di contenuti e-learning. Ma storia della formazione a distanza affonda le sue radici ben più lontane nel tempo. Addirittura alla fine dell’800 quando lo Stato di New York, negli U.S.A., autorizzò le lauree per corrispondenza.

Questo modello di formazione a distanza, di cui rimangono purtroppo poche testimonianze, era rivolto quasi esclusivamente ad un pubblico adulto e prevedeva delle lezioni inviate per posta che spesso contenevano anche istruzioni per lo studio e l’unico vero contatto tra docente e discente era il test di verifica anch’esso inviato tramite posta. Tutto il sistema di formazione a distanza di questo tipo viene generalmente definito di Prima Generazione.

Lo sviluppo dell’istruzione a distanza, quella che noi oggi chiamiamo comunemente FAD, è sempre stata dettata dai mezzi a disposizione.

Nasce così, con l’arrivo delle radio e successivamente della televisione, la Seconda Generazione della formazione a distanza. Questa è caratterizzata dall’introduzione di contenuti audio e video che rendono i contenuti più semplici da capire anche ad un pubblico non esperto.

Il sistema è comunque ancora corredato di supporti cartacei sia per approfondire i temi svolti sia per la verifica successiva dei contenuti. Inoltre ad affiancare la tecnologia televisiva nascente si introduce il supporto telefonico che rimarrà di fatto in vigore fino ad oggi come sistema di interfacciamento diretto tra docente e discente.

Lo vediamo tutt’oggi infatti nella piattaforma di e-learning 81fad.com dove ai più moderni sistemi di contatto come email e messaggi direttamente inviabili attraverso il sistema LMS viene affiancato un servizio di tutoraggio, sia tecnico che sui contenuti, per aiutare l’utente che dovesse per qualche ragione trovarsi in difficoltà.

Agli inizi degli anni ’80 viene inoltre introdotto l’utilizzo delle videocassette VHS, standard utile per la diffusione di contenuti video che così non necessitano più di vincolare il discente a determinati orari ma gli permettono una fruizione ancora più personalizzata e più simile alla concezione moderna di FAD.

Solo con l’avvento di internet a metà degli anni ’80 diventa finalmente possibile fruire delle lezioni attraverso i primi personal computer.

Le prime lezioni vengono erogate dal New Jersey Institue of Technology nel 1984 e permettono quindi di laurearsi frequentando i corsi direttamente da casa.

Negli anni 90 la rapida diffusione dei CD-ROM permette finalmente di implementare ai contenuti testuali anche video e audio in una discreta qualità aprendo quella che viene definita l’era del CBT (Computer Based Training).

Il Computer Based Training o CBT (“insegnamento basato sul computer”) è un metodo di insegnamento basato sull’uso di speciali software didattici per computer o di altro software dedicato (in forma di CD-ROM, DVD-ROM e così via).

Può essere applicato nella formazione a distanza all’interno di uno specifico progetto educativo o nel contesto di un apprendimento autodidatta.

Per ovvi motivi, si tratta di un approccio particolarmente efficace per insegnare l’uso di applicazioni software; quasi tutte le applicazioni moderne sono dotate di un tutorial in linea che si può considerare un esempio di software per il CBT. Sono tuttavia diffusi anche programmi per lo studio delle lingue o di altre materia non informatiche.

Il CBT in senso stretto può coesistere ed essere integrato con altre forme di insegnamento che impiegano il computer in altri modi, per esempio la formazione a distanza con l’e-learning o il sistema misto (frontale e informatizzato “blended learning”).

Ma è solo nel 1999 che nascono i primi sistemi LMS (Learning Managamente System – Sistemi di Gestione dell’Insegnamento).

Questi nuovi sistemi aprono nuove pos sibilità e la discussione degli esperti e dei tecnici di e-learning si sposta su un modello di sviluppo nuovo che tenta di uniformare il sistema di apprendimento online. Questa nuova ricerca porterà alla nascita del modello che ad oggi chiamiamo SCORM.

Ma come funziona?

Il sistema SCORM ha come scopo principale la standardizzazione (ma solo a livello tecnico) del percorso formativo e quindi della sua fruizione. Infatti esso non è altro che un file che è in grado, attraverso l’utilizzo di una piattaforma SCORM compatibile, come ad esempio 81fad.com, di essere esportato, importato e utilizzato in qualsiasi altra piattaforma di e-learning che sia ovviamente compatibile anch’essa con lo standard SCORM.

Le principali caratteristiche dello standard SCORM sono:

  • Essere catalogabile attraverso dei metadati (campi descrittivi predefiniti) in modo da poter essere indicizzato e ricercato all’interno dell’LMS. I campi descrittivi richiesti sono molti, non tutti obbligatori. Viene ad esempio richiesto l’autore, la versione, la data dell’ultima modifica fino ad arrivare ai vari livelli di aggregazione tra i vari oggetti. Il tutto viene archiviato nella sezione in un file chiamato xml.
  • Poter dialogare con l’LMS in cui è incluso, passandogli dei dati utili al tracciamento dell’attività del discente, ad esempio il tempo passato all’interno di una certa lezione, i risultati conseguiti in un test e i vincoli previsti per passare all’oggetto successivo. Il dialogo avviene attraverso dei dati che passano dal LO all’LMS e dall’LMS al LO. Il linguaggio con cui si comunica è il JavaScript che viene interpretato da una API (Application programming interface) che funge da ponte tra i dati che i due elementi (LMS e LO) si trasmettono.
  • Essere riusabile: l’oggetto deve essere trasportabile su qualsiasi piattaforma compatibile senza perdere di funzionalità. Questo principio è alla base dello standard in quanto, rispettando le direttive di costruzione, l’oggetto e la piattaforma non devono essere modificati per attivare le funzionalità di tracciamento e catalogazione.

Un materiale didattico SCORM è un file con estensione zip, oppure pif, che contiene all’interno diverse sezioni relative alla struttura, alla descrizione con metadati ed al suo funzionamento all’interno di un LMS.

L’attuale legge è molto rigida a rigurado di questo standard. Per essere legalmente valido lo svolgiomento di un corso dev’essere necessariamente eseguito attraverso un corso creato con lo standard SCORM che permetta quindi una tracciabilità completa del percorso eseguito dal discente.

Quindi solo una piattaforma SCORM abilitata come 81fad.com è in grado di fornire tutti gli strumenti necessari affinché la formazione rispetti le prerogative previste dall’Accordo Stato-Regioni del 7 Luglio 2017 dando quindi la certezza non solo di rispettare la norma di legge ma anche un percorso formativo corretto ed efficace.

 

Per. Comm. Alberto Faggionato, Responsabile Informatico della Fondazione Asso.Safe

Piattaforme gestionali in cloud. Benvenuti nel web 2.0 | corsi e-learning Bergamo

By / CORSI FORMAZIONE, GIURISPRUDENZA, NEWS, SICUREZZA LAVORO / Commenti disabilitati su Piattaforme gestionali in cloud. Benvenuti nel web 2.0 | corsi e-learning Bergamo

Piattaforme gestionali in cloud. Benvenuti nel web 2.0

corsi e-learning Bergamo

Nella continua evoluzione del web abbiamo visto negli ultimi anni la proliferazione di numerosissime applicazioni che sembrano sempre più simili a veri e propri programmi piuttosto che a semplici siti internet.

La rete, agli albori del suo sviluppo, era caratterizzata da un numero sempre più crescente di fruitori ma un numero abbastanza limitato di editori.

Mentre salivano esponenzialmente il numero di utenti e aziende che connetteva i propri sistemi alla rete aumentavano in maniera meno esponenziale coloro che erano in grado di pubblicare sul web. I siti internet, per essere realizzati, necessitavano di una conoscenza di linguaggi molto complessi che solo coloro che studiavano nel campo dell’informatica potevano avere.

Non solo il linguaggio di programmazione utilizzato era complesso ma non permetteva la realizzazione di siti complessi e l’interattività era fortemente limitata.

I banner pubblicitari ad esempio iniziarono a comparire solo a metà degli anni ‘90 ed erano molto basilari con immagini formate da pochi pixel e con animazioni limitatissime anche se già in piccola parte già presenti grazie all’utilizzo delle prime immagini in formato gif (le antenate di quelle che oggi ritroviamo sempre più spesso nei Social Network).

Oltre al linguaggio a rendere limitata la rete era la velocità di connessione. Fino agli inizi degli anni duemila la maggior parte delle connessioni si basava su un sistema analogico con velocità limitate a 56kbit al secondo.

Scaricare una fotografia ad esempio poteva richiedere oltre un minuto e inserire contenuti multimediali era praticamente un’utopia. Alcuni, nonostante le limitazioni, provavano a caricare video nei loro siti ma essi erano di qualità molto bassa e spesso realizzati in maniera poco più che amatoriale.

Il passaggio dalle reti di tipo analogico (caratterizzate dal famoso rumore gracchiante dei primi modem) alle più per- formanti reti di tipo digitale come l’adsl prima e la fibra ottica poi ha potuto quindi “liberare” la creatività degli editori online dando loro nuovi strumenti e la possibilità di rendere più attivi gli utenti.

Parallelamente si sono iniziati a sviluppare sistemi per la realizzazione di siti internet più dinamici e semplici da usare portando sempre più persone a aziende a creare proprie vetrine online sempre più accattivanti e ricche.

La nascita poi dei social network ha sdoganato anche per gli utenti meno esperti la rete internet dando a tutti la possibilità di pubblicare in apposite piattaforme contenuti personali più o meno complessi e articolati.

La maggiore velocità della rete e la diffusione capillare della stessa attraverso l’uso degli smartphone, ha inoltre portato allo sviluppo dell’ormai famosissimo Cloud ovvero la possibilità di memorizzare i propri dati direttamente in rete potendo così accedere ai propri file da qualsiasi dispositivo connesso.

Il cloud sembra essere di conseguenza la vera rivoluzione degli ultimi 5 anni, al motto di “Sempre e ovunque!” abbiamo imparato come sia semplice gestire un numero elevato di dati da qualsiasi luogo e da qualsiasi dispositivo.

Grazie a questa evoluzione vi è stata la nascita di siti così complessi da poter diventare dei veri e propri sistemi di gestione aziendale online basati su sistemi di tipo cloud.

Le aziende di sviluppo software hanno così spostato la loro attenzione nella realizzazione di soluzioni completamente online come ad esempio la creazione di software amministrativi o, nel campo della sicurezza sui luoghi di lavoro, piattaforme in grado di rendere fruibili molti corsi direttamente online, ma anche gestionali in grado di pianificare la formazione direttamente in internet come la Piattaforma Gestionale A.D.L.I. 2.0 che permette di collegarsi in ogni momento da qualsiasi dispositivo.

Proprio quest’ultima ad oggi rappresenta un esempio nel campo dei sistemi cloud.

E’ possibile attivare in qualsiasi momento un corso e un registro riducendo le tempistiche di realizzazione dalla richiesta del registro all’emissione degli attestati.

La piattaforma infatti permette in tempo reale la richiesta di attivazione di un corso anche nella stessa fase di ordine dal cliente, che per esigenze aziendali, potrebbe avere la necessità di richiedere una formazione anche a distanza di 24 ore lavorative.

Questo è possibile solo grazie alla realizzazione di sistemi complessi nella loro realizzazione ma estremamente semplici nell’utilizzo, requisito fondamentale per rendere un software non solo utile ma anche “user friendly” (tradotto letteralmente “amico dell’utente”).

Il principio del cloud è infatti quello di rendere ancora più veloci operazioni che un tempo richiedevano passaggi molto complessi. Infatti era necessario l’utilizzo di diversi software dedicati per realizzare solo una parte delle operazioni che ora sono possibili grazie ad un’unica piattaforma in molti dispositivi.

Si superano le barriere legate ad esempio al sistema operativo, spesso ci capita infatti di parlare con nostri conoscenti elogiando una particolare app professionale per poi scoprire l’incompatibilità con il sistema utilizzato invece dal nostro interlocutore.

Oppure altri casi molto frequenti riguardano la necessità di recuperare determinati dati di un’azienda quando non ci si trova in ufficio e si ha la necessità di accedervi da uno smartphone o da un tablet. Il cloud si propone proprio di risolvere questo genere di problematiche che fino a 10 anni fa erano grossi scogli nelle attività lavorative.

E’ proprio grazie a questi sviluppi che ad oggi l’Associazione A.D.L.I. è in grado di fornire ai propri iscritti strumenti completi e affidabili e soprattutto in continuo sviluppo senza rendere complicato il lavoro di chi si dovrebbe preoccupare solo ed esclusivamente di diffondere la cultura della formazione e della sicurezza.

 

Per. Comm. Alberto Faggionato, Responsabile Informatico della Fondazione Asso.Safe