Educare i giovani all’uso della rete: il difficile compito nell’era dei nativi digitali | Corsi sicurezza online

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Educare i giovani all’uso della rete: il difficile compito nell’era dei nativi digitali

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Primo smartphone a 3 anni, poi il tablet e infine il notebook o il pc. È ormai sempre più diffusa l’abitudine di dare dispositivi tecnologici già a partire da giovanissima età.

L’approccio di questi strumenti è così intuitivo che dopo aver imparato a camminare e forse ancora prima di parlare i bimbi utilizzano in totale destrezza qualsiasi smartphone o tablet.

I genitori di oggi sono cresciuti in un mondo in cui l’informatica rivestiva un ruolo molto differente. Tra gli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 il pc non era ancora entrato stabilmente dentro le mura domestiche.

Rimaneva uno sfizio per pochi che avevano la volontà di “navigare” tra righe di comando, e impegnativi programmi che richiedevano oltreché delle competenze avanzate anche una certa predisposizione a meccanismi ancora troppo poco intuitivi.

La diffusione dei primi computer con interfaccia grafica a buon mercato (Windows 95 e 98) ha avvicinato un’utenza maggiore al mondo dei pc ma la vera rivoluzione è stata a metà degli anni 2000. Inizialmente l’arrivo della banda larga, l’ADSL ha modificato l’approccio ad internet.

Le velocità di connessione, inizialmente decuplicate e successivamente centuplicate abbinate a piani tariffari flat (che permettevano una connessione illimitata ad un costo fisso) hanno reso accessibile molto più facilmente a contenuti prima considerati impensabili.

Con le vecchie connessioni solo per visualizzare una fotografia era necessario circa 1 minuto, con la prima generazione di ADSL si è passati a 8 secondi per poi arrivare ad oggi che con le connessioni 4g o a fibra ottica è necessario meno di un decimo di secondo.

Per caricare un filmato di qualche minuto attualmente sono necessari pochi secondi quando anche solo con le prime connessioni ADSL era comunque necessario attendere circa una decina di minuti.

In contemporanea con la diffusione delle reti ad alta velocità nascevano gli smartphones diffondendo definitivamente e in maniera capillare non solo l’uso della tecnologia ma soprattutto l’utilizzo di internet.

Ma gli smartphone, così come li conosciamo oggi, hanno appena 10 anni (2007 è stato l’anno di lancio del primo Iphone) e sono quindi ancora strumenti relativamente giovani e chi oggi li utilizza tutti i giorni ne può percepire solo relativamente l’impatto che essi possono avere nella quotidianità dei più giovani poiché le applicazioni utilizzate da un adulto sono diverse da quelle utilizzate da un teenager, che sono a loro volta diverse da quelle utilizzate da un adolescente e diverse ancora da quelle utilizzate da un bimbo delle scuole elementari.

I genitori di oggi, quando erano bambini o adolescenti, utilizzavano mezzi differenti per comunicare ed è quindi normale non capire a fondo la differenza tra il mondo di ieri e quello di oggi. La differenza che intercorre tra un sms inviato alla fine degli anni ‘90 e un WhatsApp nel 2018 è enorme nonostante la forma di comunicazione possa sembrare molto simile.

Ricordiamoci di come fino a 10 anni fa ogni singolo messaggio sms avesse un costo che ci faceva pensare più di una volta se privilegiare un messaggio rispetto ad un altro lottando su pochi centesimi per avere la tariffa migliore. Inoltre non esistevano le chat di gruppo che ad oggi rappresentano forse la più grande rivoluzione dei sistemi di chat mobile.

Proprio la semplicità che ha avvicinato gli adulti all’utilizzo di queste tecnologie è stata anche il vettore che ha permesso ai più giovani di venire a contatto con questi sistemi.

Infatti l’utilizzo di schermi touch abbinati ad un sistema estremamente intuitivo ha reso l’utilizzo di funzioni avanzate, che prima erano esclusiva di utenti esperti, alla portata di tutti.

Fino a poco più di 10 anni fa caricare un video in rete richiedeva capacità davvero avanzate: non bastava entrare in un profilo di YouTube, selezionare il video desiderato e premere un pulsante. Era necessario innanzitutto avere una telecamera in grado di registrare in digitale (i telefonini all’epoca non erano in grado di garantire una qualità video accettabile), caricare il video nel proprio PC, convertire il video affinché fosse compatibile con il formato del sito che lo accoglieva, trovare infine una piattaforma online che accettasse quel video. Inoltre gli unici sistemi per poi diffonderlo in rete erano le email e i forum che all’epoca stavano vivendo la loro “età dell’oro”.

Le difficoltà erano quindi oggettive e raramente chi utilizzava la rete utilizzava i video e le immagini come mezzo di diffusione dei contenuti (condizionati anche da una rete internet ancora lenta e poco efficiente).

Inoltre internet era un mondo caraterizzato dall’anonimato. Raramente si trovava il nome reale di un utente che pubblicava contenuti.

Era più facile “nascondersi” dietro a pseudonimi più o meno fantasiosi che tutto volevano tranne che essere riconoscibili e rincoducibili al reale proprietario di un account.

Era proprio la natura anonima a rendere la rete quel grande contenitore dove tutti potevano essere qualsiasi cosa.

Oggi l’utilizzo della rete è fortemente cambiato. L’anonimato ha lasciato la strada all’esposizione di se stessi. La rete è diventata una vetrina del proprio Io, un estensione della propria personalità che serve a delineare la propria unicità.

Non è facile per un adulto capire come un adolescente possa interfacciarsi ed esprimersi grazie a questa grande “piazza” che è la rete.

La diversità di linguaggio che è percepibile nel confronto più tradizionale tra un adulto e un bimbo attraverso la parola si amplifica ancora di più con la tecnologia dove non cambia solo il messaggio trasmesso ma anche lo strumento con il quale il messaggio stesso passa da un interlocutore ed un altro.

La diffusione rapida di applicazioni di tutti i generi non rende facile il controllo dei contenuti utilizzati da un ragazzino. Nuove applicazioni, nuovi giochi, nuovi strumenti per comunicare si rinnovano quotidianamente e non si fa in tempo a conoscere il funzionamento di un’applicazione che è già stata aggiornata nuovamente aggiungendo nuove funzionalità più o meno sicure.

Ultimamente si sono poi registrati casi molto preoccupanti inerenti alcune applicazioni rivolte ad un pubblico giovane. Alcune di queste app infatti esponevano dei banner pubblicitari che rimandavano a siti con contenuti a “luci rosse”.

Quando la cosa è stata scoperta Google e Apple hanno eliminato i “pericoli” ma questo non ha impedito che qualche bimbo abbia accidentalmente avuto accesso a questi contenuti.

Il problema è comunque arginabile facendo la giusta attenzione a limitare non tanto il tempo di utilizzo di questi strumenti quanto intervenendo per limitare l’accesso a determinati contenuti a priori.

Sono sempre più diffuse applicazioni che permettono innanzitutto il monitoraggio delle attività in un determinato dispositivo limitandone orario di utilizzo e soprattutto l’accesso a siti prestabiliti.

Da anni inoltre si discute di assegnare l’estensione di dominio .xxx proprio per rendere più facile il filtraggio di certi siti ai minori. La proposta ha avuto finora poco successo vista anche l’opposizione di coloro che sono “attori” di questo, mercato.

L’impostazione di applicazioni di questo genere è alla portata di tutti ma richiede comunque un certo impegno da parte dei genitori che devono quindi superare delle difficoltà oggettive che nascono spesso da un’educazione informatica in generale ancora molto carente.

Le scuole insegnano l’informatica già dalle elementari ma spesso si limitano a spiegare solo l’utilizzo di determinati programmi senza proporre un metodo generale. Non è infatti una materia, l’informatica, che si deve limitare ad un insegnamento nozionistico dei contenuti ma che deve trasmettere primamente una metodologia nell’affrontare lo strumento tecnologico.

Nell’affrontare nel quotidiano il lavoro di responsabile informatico io stesso dico ai miei colleghi di non domandarsi mai SE esiste un programma o un sito in grado di fare una determinata cosa ma piuttosto domandarsi COME è possibile fare una determinata cosa.

La diffusione di questa mentalità passa anche attraverso il lavoro che iniziative come Frena il Bullo, dove io stesso partecipo in veste di relatore e dove cerco di trasmettere non solo nozioni utili per non fare errori banali ma anche la cultura dell’informatica.

Inoltre sempre grazie alla collaborazione nata tra Fondazione Asso.Safe, A.D.L.I. e il S.I.A.P. vengono organizzate iniziative per insegnare anche ai genitori come difendere loro stessi e i loro figli dai pericoli non solo del bullismo e del cyberbullismo ma anche della rete stessa evitando a prescindere comportamenti errati o distrazioni varie.

Non deve però passare il messaggio che la tecnologia è un male e dev’essere eliminata. La tecnologia, nelle sue varie espressioni, è uno strumento utile che ha cambiato in meglio il nostro mondo ma essendo essa uno strumento è importante saperlo usare nella maniera migliore. Anche un’auto è uno strumento molto utile ma se usata male può uccidere.

 

Per. Comm. Alberto Faggionato, Responsabile Informatico della Fondazione Asso.Safe