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L’importanza della formazione per gli istituti di credito| Corso formazione Bergamo

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L’importanza della formazione per gli istituti di credito

Corso formazione Bergamo

La corretta gestione degli obblighi formativi per quanto riguarda la prevenzione e protezione dei lavoratori ha assunto negli anni una valenza sempre maggiore poiché, al di là degli aspetti sanzionatori, rappresenta una necessità sociale per ogni azienda.

La sensibilità sul tema della sicurezza risente della percezione che i dipendenti hanno del pericolo durante lo svolgimento della propria prestazione lavorativa ed in un ambiente ”sicuro” come un ufficio o una filiale bancaria tale sensibilità risulta generalmente bassa.

Il cosiddetto “lavoro d’ufficio” non espone a rischi rilevanti, per cui le difficoltà maggiori sono rappresentate dalla polarizzazione delle risorse, raggruppate in unità relativamente piccole, su un territorio molto vasto; ciò comporta spesso di ritrovarsi ad inseguire situazioni discoperture formative, generate dalle prioritarie esigenze commerciali.

I professionisti della Safety si trovano quindi a dover coadiuvare i Datori di Lavoro nel garantire il rispetto degli obblighi normativi in una situazione commerciale di grande movimentazione del personale e con una percezione di necessità relativamente bassa per l’assenza, fortunatamente, di infortuni rilevanti sui luoghi di lavoro.

L’anacronismo è che una centrale nucleare, un’agenzia bancaria ed il fruttivendolo sotto casa devono ottemperare, con piccole differenze, alla stessa normativa in merito alla salute e sicurezza su luoghi di lavoro decisamente diversi.

Il Gruppo Banca Carige (che comprende Banca Carige, Banca del Monte di Lucca, Banca Cesare Ponti, Creditis e Centro Fiduciario) ha sempre affrontato in maniera molto decisa la tematica della formazione “safety” ed infatti, numeri alla mano, circa il 50% del personale attualmente in servizio risulta formato sia all’antincendio che al primo soccorso.

Questo sforzo è reso necessario dall’impostazione che ci siamo dati: in ogni unità lavorativa devono essere presenti almeno due addetti correttamente formati per ogni emergenza ed un Preposto alla sicurezza generale.

Tutti i Direttori di filiale o referenti “Spoke” ed i Responsabili d’ufficio sono stati infatti individuati nel ruolo di Preposti e conseguentemente formati, i Dirigenti svolgono la loro mansione a seguito di una nomina di Dirigenti per la Sicurezza e della relativa formazione, si aggiungono gli RLS e nell’ambito di una gestione interna del Servizio H&S anche due Responsabili e tutti gli Addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione.

Tutte queste figure sono ovviamente sottoposte agli aggiornamenti di legge previsti e vengono periodicamente richiamate facendo riferimento ad uno scadenziario emanazione diretta dei loro curricula formativi.

Nel corso degli anni, seppur come anticipato il lavoro d’ufficio non sia certamente fra i più rischiosi, abbiamo potuto verificare sul campo l’importanza della formazione erogata a tutti i livelli.

Essendo l’Ufficio Sicurezza e Monitoraggio Frodi/Reparto Safety il referente per il Sistema di Gestione Salute e Sicurezza, abbiamo avuto modo di sentire crescere la sensibilità dei colleghi sui temi della prevenzione ed in occasione degli Audit Interni presso i luoghi di lavoro constatiamo ogni anno il maggior livello di attenzione con cui sempre più dipendenti approcciano la propria postazione e tutelano l’ordine e la pulizia.

Puntuali arrivano, anche al nostro Ufficio Tecnico, le segnalazioni che riguardano condizioni di microclima non adeguato, ergonomie delle postazioni che non siano più consone, vie di esodo ingombre o malfunzionamenti nelle uscite di sicurezza, ritardi manutentivi nei presidi antincendio fino ai cavi dei personal computer fascettati in maniera non idonea.

Risulta evidente come nel corso degli anni, sia il miglioramento della proposta formativa che, nel nostro caso, l’implementazione di un Sistema di Gestione della Salute e Sicurezza abbiano portato ad una sempre maggiore consapevolezza dei rischi celati nei luoghi di lavoro ed hanno chiarito i comportamenti da tenere e le responsabilità di ognuno, a seconda del ruolo ricoperto in azienda.

La consapevolezza di poter intervenire per aiutare chiunque dovesse essere in difficoltà si è manifestata anche nei confronti della clientela: abbiamo avuto diverse segnalazioni di corrette gestioni di infortuni all’interno delle nostre agenzie, fortunatamente sempre riguardo incidenti di relativa entità (per esempio schiacciamenti di arti nelle bussole motorizzate, scivolamenti, svenimenti).

Un aspetto formativo non trascurabile, che viene ancora erogato da personale interno, è quello che prepara i colleghi all’evento rapina: è sempre complesso trasmettere in aula i principi con cui dovrebbe essere affrontato un evento tanto traumatico ma abbiamo riscontrato dalla gestione degli eventi criminosi, di cui purtroppo siamo stati oggetto, che mediamente i colleghi sono più preparati e quindi anche più pronti, avendo affrontato la situazione acuta nella maniera migliore, a metabolizzare i sentimenti post evento.

E’ facile immaginare quanto possa essere complessa l’erogazione di tutto questo corpus formativo, che si fa ad aggiungere ad altre necessità di tipo più commerciale ed operativo, nei confronti dei dipendenti di un’azienda ramificata come un gruppo bancario che ha praticamente tutti gli uffici di sede (compreso il centro formativo) in una sola città.

Non tutti i corsi, mi permetto di aggiungere fortunatamente, possono essere erogati in modalità e-learning e spesso i colleghi non riescono a partecipare per necessità operative: le filiali non possono essere chiuse!

Con il periodo di contrazione degli organici che tutti gli istituti stanno affrontando negli ultimi anni è facile immaginare come anche l’assenza di una risorsa possa creare nocumento alla corretta operatività di un’unità.

In questo contesto di difficoltà organizzative e necessità normative si va ad inquadrare la collaborazione nata con la Fondazione Asso.Safe che ci permette di poter erogare formazione di qualità nelle vicinanze dei luoghi di lavoro in maniera da non dover costringere il collega ad impegnative trasferte, difficili da incastrare nella routine dei compiti lavorativi.

La soluzione ci permette anche di indirizzare i colleghi a classi miste, ovvero composte da persone che svolgono attività differenti da quella bancaria e che quindi portano diversi spunti di approfondimento, aumentando sia il livello di attenzione che arricchendo l’esperienza formativa.

 

A cura dell’Ufficio Tecnico-Sicurezza della Banca Carige

Il servizio di prevenzione e protezione | RSPP Milano

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Il servizio di prevenzione e protezione

RSPP Milano

Il responsabile del servizio di prevenzione e protezione

È nominato dal datore di lavoro (può essere lo stesso datore di lavoro nelle imprese sino a 30 dipendenti) e ha il compito di collaborare alla valutazione dei rischi, promuovere le iniziative atte a prevenirli, eliminarli o ridurli al minimo. Per svolgere questa attività deve avere la collaborazione del datore di lavoro, dei preposti e dei i lavoratori, deve frequentare un corso formativo per acquisire le attitudini e le conoscenze necessarie con attestazione finale.

Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

Deve essere eletto dai lavoratori ed é il riferimento dei lavoratori e il loro portavoce per le problematiche di sicurezza ed igiene sul lavoro. Non ha responsabilità specifiche di alcun genere,  anch’esso deve frequentare un corso formativo per acquisire le attitudini e le conoscenze necessarie con attestazione finale. Può essere di comparto (territoriale) o di sito, qualora all’interno dell’azienda non vi siano persone disposte ad accettare l’incarico.

Il medico competente

Ha il compito di collaborare col datore di lavoro a valutare i rischi per la salute, verificare l’idoneità fisica dei lavoratori in base ai rischi presenti per la salute e l’obbligo di segnalare l’insorgere di patologie che possono determinare la inidoneità,  l’idoneità parziale o con prescrizioni dei lavoratori esposti a rischi per la salute.

La riunione periodica del servizio di prevenzione e protezione

Nelle aziende con oltre 15 dipendenti il datore di lavoro deve indire la riunione periodica a cui partecipano i membri suddetti, redigere un verbale, sottoscriverlo e conservarlo in azienda.

La riunione periodica, obbligatoria almeno una volta l’anno oppure ad ogni significativo mutamento del ciclo produttivo, deve analizzare:

– l’adeguatezza del documento di valutazione dei rischi,

– i programmi formativi in base ai disposti di legge e alle esigenze aziendali,

– la verifica delle necessità e/o dell’utilizzo delle protezioni personali (DPI),

– l’andamento infortunistico e l’analisi degli infortuni verificatisi nel periodo,

– l’idoneità del servizio di emergenza e del piano esistente.

 Formazione e informazione del personale

 La formazione alla sicurezza deve interessare tutti i lavoratori con priorità ai neo assunti e ai cambi di mansione, allo scopo di preparare chi è esposto a rischi ad affrontare e prevenire i pericoli per la propria incolumità. Tale formazione interessa, come da normativa, i rischi generali e specifici dell’attività; completata con l’addestramento deve prevedere i rischi derivanti dall’impiego di attrezzature e macchine che sono fonte di rischio per altri lavoratori, l’uso di DPI salvavita, i lavori in quota, la realizzazione di ponteggi e tutte quelle operazioni che richiedono una particolare attenzione. Questo al fine di migliorare costantemente la qualità del lavoro che è anche qualità della vita, dato che il tempo occupato sul lavoro riveste una parte importantissima dello spazio vitale dell’uomo.

Attacco informatico ad Unicredit. Oltre 400.000 le “vittime” | Sicurezza istituti bancari

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Attacco informatico ad Unicredit. Oltre 400.000 le “vittime”

Sicurezza istituti bancari

UN ATTACCO INFORMATICO ALL’ISTITUTO DI CREDITO UNICREDIT STA FACENDO TREMARE IL MONDO DELLA CYBERSECURITY BANCARIA. VEDIAMO COSA FARE PER DIFENDERCI.

Nel mese di luglio Unicredit, uno dei gruppi bancari più grandi in Italia, ha subito un duro attacco informatico che ha portato alla violazione degli account di circa 400.000 persone. Questi attacchi, secondo quanto dichiarato dalla stessa banca, non dovrebbero permettere il prelievo di denaro dai conti corrente.

Secondo il report di Unicredit registrato tra Giugno e Luglio 2017 è il secondo attacco avvenuto negli ultimi 12 mesi. I primi attacchi sarebbero avvenuti tra Settembre e Ottobre 2016 quando degli hacker avrebbero colpito i conti corrente della succitata banca.

La banca si è affrettata a rassicurare i propri correntisti che il furto dei dati non compromette la sicurezza dei loro risparmi. Secondo la banca i dati violati coinvolgerebbero solo le informazioni riguardanti le richieste di mutuo ma la Polizia Postale ha comunque deciso di aprire un indagine per verificare i reali danni provocati dall’attacco.

Ciò che fa pensare di questo attacco è che la stessa Banca ha investito oltre 2 miliardi di euro per il miglioramento della cybersecurity da qui al 2019 con un piano volto sia al rinnovamento degli strumenti informatici utilizzati sia alla realizzazione di un sistema avanzato di sicurezza informatica. Quello che però emerge è che la vera mancanza è nel personale che utilizza gli strumenti. Una maggiore consapevolezza che in ogni momento può accadere un attacco informatico aiuterebbe ad avere comportamenti più corretti.

In Gran Bretagna i maggiori istituti bancari hanno stretto un’alleanza che sotto alcuni aspetti richiama i principi della NATO: se uno degli istituti aderenti viene colpito da un attacco è come se fossero stati attaccati tutti gli aderenti.

L’alleanza, chiamata Cyber Defence Alliance è stata fondata due anni fa in tutta segretezza da Barclay, Standard Chartered, Deutsche Bank e Banco Santander, l’intesa si è poi allargata a Bank of Ireland, Allied Irish Banks, Lloyds Banking Group e Metro Bank. Di fatto la Cda è un accordo per lavorare congiuntamente agli investigatori, con tecniche basate soprattutto sul software.

Gli istituti bancari, se vengono attaccati, intervengono per scoprire il più rapidamente possibile i responsabili e monitorando in particolar modo eventuali trasferimenti di denaro. Infatti movimenti anomali, se avvenuti all’interno dei confini nazionali, sono facilmente intercettabili mentre se il denaro viene trasferito in conti esteri diventa quasi impossibile poi rintracciarlo.

Il caso UniCredit ha messo in luce le possibili debolezze dei sistemi informatici degli istituti bancari che, più di altre attività, richiedono una maggiore attenzione alla sicurezza informatica. In ogni caso vi riportiamo alcuni consigli che sono validi sia per questo attacco informatico sia per eventi futuri non solo ai sistemi bancari ma anche ad account social o altri servizi vittime di violazioni:

  1. Attenti al phishig

Non accedete ad alcun sito, anche se a voi noto, cliccando da un indirizzo elettronico ricevuto via e-mail. Potrebbe essere un’e-mail contraffatta con grafica e logo della ditta e/o banca a voi nota che vi chiede di riassumere dati personali o vi  rimanda ad una finta pagina web del tutto simile all’originale.

  1. Verificate gli indirizzi

Non rispondete mai ad e-mail senza aver prima verificato l’indirizzo di provenienza. Non basta, infatti, che il nome dell’utente corrisponda.

  1. Non scaricate allegati

Mai aprite allegati senza aver prima accertato l’effettiva provenienza dell’e-mail che li accompagna.

  1. Non spedite dati riservati

Non spedite mai online nome, indirizzo, telefono, età e altri dati personali ad indirizzi e-mail di persone ignote e mittenti sconosciuti.

  1. Non mandate il numero della carta d’identità

Non date mai online a nessuno, neanche a persone note, il vostro numero di codice fiscale, il luogo e la data di nascita o il numero della carta d’identità.

  1. Cercate il lucchetto

Verificate se il sito della vostra banca è protetto. I siti delle banche, quando si accede al proprio conto, devono essere protetti da sistemi di sicurezza internazionali come Ssl e Set: sono riconoscibili dal simbolo di un lucchetto chiuso visibile nella barra di indirizzo.

  1. Cambiate la password

Periodicamente, meglio ogni tre mesi, è opportuno modificarla. Prima di effettuare la variazione, controllate se il sito è in connessione cifrata “Ssl”. Usate password con un minimo di dieci caratteri, con combinazioni di numeri e lettere, maiuscole e minuscole e almeno un carattere speciale, tipo virgola, punto e virgola o due punti. Il proprio nome con l’aggiunta di un numero, magari la propria data di nascita, è decisamente da evitare. Mai codici, insomma, con propri dati personali. Nemmeno le sequenze di tasti, tipo asdf, qwerty e 1234, sono sicure. Non utilizzare, infine, le stesse password per più account. Non lasciare le password scritta in posti raggiungibili da altri. Meglio memorizzarle.

  1. Controllate l’estratto conto

Dopo aver fatto un acquisto, pagato con carte di credito o bancomat, non sarebbe male controllare sistematicamente i successivi estratti conto.

  1. Fate gli aggiornamenti periodici

Utilizzare software e browser completi e rinnovati: il primo passo per la sicurezza è avere un buon antivirus aggiornato. Per una maggiore sicurezza online, inoltre, è necessario aggiornare all’ultima versione disponibile il browser utilizzato per navigare.

  1. Non eseguite download

Non scaricate nulla e non installate programmi da siti che non siano sicuramente affidabili.

 

A cura di Alberto Faggionato – Responsabile Informatico Fondazione Asso.Safe

Effetti del demansionamento del dipendente | Corsi sicurezza Dalmine

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Effetti del demansionamento del dipendente

Corsi sicurezza Dalmine

I Giudici di legittimità, Sezione Lavoro, si sono pronunciati, con sentenza 20123/2017, in merito alla vicenda di due lavoratori licenziati illegittimamente.

I due, impugnando il predetto provvedimento, avevano ottenuto il diritto al reintegro nel posto di lavoro, al quale il datore aveva tuttavia dato seguito con largo ritardo. Inoltre il datore, adducendo una importante riorganizzazione aziendale, avvenuta successivamente all’impugnato licenziamento, aveva assegnato i lavoratori a mansioni inferiori a quelle svolte dagli stessi in precedenza, in quanto le stesse non risultavano più disponibili al momento del reintegro dei dipendenti.

Tale condotta appare sicuramente censurabile ed illegittima, ed origina in capo al lavoratore demansionato il diritto al risarcimento del danno.

Il datore difatti, per sottrarsi all’obbligo risarcitorio nei confronti dei dipendenti, avrebbe dovuto dimostrare non solo che il riassetto organizzativo abbia di fatto eliminato alcune mansioni, bensì che tali mansioni siano state eliminate per cause a lui non imputabile. Ma soprattutto, il datore deve provare la impossibilità di assegnare il lavoratore a mansioni alternative ed equivalenti a quelle svolte in precedenza; a mente dell’art. 2103 c.c., infatti, “il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni equivalenti alle ultime effettivamente svolte”. Il dipendente dunque non può essere ragionevolmente chiamato a sopportare le conseguenze delle sorti aziendali, laddove risultino per lui pregiudizievoli.

Sulla scorta delle citate considerazioni, pertanto, in difetto di mancato assolvimento dell’onere della prova -da parte del datore- nei termini suddetti, allo stesso incombe l’onere del risarcimento del danno patito dal lavoratore per l’avvenuto demansionamento.

Danno da amianto e responsabilità del datore di lavoro | Corso Primo Soccorso Bergamo

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Danno da amianto e responsabilità del datore di lavoro

Corso Primo Soccorso Bergamo

Il Giudice di Legittimità, Sezione Lavoro, si è espresso, a mezzo della sentenza 19270/2017, in materia di danno da amianto patito dal lavoratore.

La pronuncia merita un approfondimento, anche in considerazione del fatto che usualmente è il Giudice Penale che viene investito della questione, derivando sovente dalla esposizione a materie tossiche e nocive una lesione fisica al lavoratore, o, nei casi più gravi, la morte.

Nei giudizi civili fulcro della valutazione è il nesso eziologico tra l’ambiente lavorativo e la malattia o morte del lavoratore. In particolare, rispetto all’ambito penale, il nesso causale che deve essere accertato appare meno rigoroso, essendo richiesto, al fine dell’accoglimento della domanda di risarcimento del danno proposta dall’interessato o dai di lui eredi, un qualificato grado di probabilità che il morbo ovvero il decesso siano da imputare all’attività lavorativa svolta in ambiente insalubre (ex multis, Cass. Sez. Lav., 18246/2009).

La sentenza in commento, conformandosi ai principi di diritto dominanti sul punto, evidenzia che l’accertamento dell’esposizione -da parte del lavoratore- ad un ambiente in cui sono presenti polveri di amianto, è sufficiente a fondare una pronuncia di condanna nei confronti del datore, con relativo accoglimento della domanda di risarcimento danno ai sensi dell’art. 2087 c.c., norma che come noto impone all’imprenditore di adottare tutte le misure necessarie alla salvaguardia dell’integrità fisica del lavoratore.

Nel caso in esame è stato appurato che il lavoratore, deceduto per carcinoma polmonare, soffriva di precedente patologia polmonare ed era fumatore, cause sicuramente idonee a cagionare l’insorgenza del cancro; ancora, a mezzo CTU è stato accertato che l’esposizione ad amianto non poteva essere la causa esclusiva del carcinoma. Tuttavia, secondo la S.C., il solo aumento della probabilità di contrarre la malattia per esposizione a sostanze nocive è già di per sé solo meritevole di tutela, quale causa altamente probabile del morbo. Secondo tale esegesi, non possono che conseguirne la prova sufficiente del nesso causale tra attività lavorativa e malattia, la responsabilità del datore per non avere impedito il fatto -essendo la pericolosità dell’amianto nota da decenni- nonchè il diritto degli eredi al risarcimento del danno.